15 settembre 2016 11:35

Il vignettista sudafricano Zapiro racconta perché non smette di sfidare i potenti con la sua satira.

Sono consapevole dei rischi in cui posso incappare quando decido di rappresentare dei politici come delle scimmie, soprattutto visto il clima politico del Sudafrica. L’ho fatto una volta nel 2010 e l’ho fatto di nuovo quest’anno. Mi aspetto sempre che i lettori guardino le vignette con una certa dose di discernimento, e quindi capiscano che queste caricature non possono essere accusate di razzismo.

A volte devo decidere se il rischio di suscitare qualche reazione negativa a un mio disegno è più importante del messaggio che sto cercando di comunicare con un disegno. Nella mia vignetta del 2010, presidenti e primi ministri mediocri, bianchi e neri, ricalcano, come una parodia, il famoso schema dell’evoluzione della specie umana. L’unica figura che nella vignetta non è ritratta come un ominide è un nero: Nelson Mandela. Qui Madiba rappresenta con forza il vertice della nostra politica, il meglio di quanto la nostra umanità sia stata in grado di offrire.

Da vignettista, sia ai tempi dell’apartheid sia nel Sudafrica democratico di oggi, ho sempre sfidato i limiti. Prima di pubblicare una vignetta discuto con i miei editor e gli chiedo sempre: “Funziona?”, “Possiamo giustificarla?”. Il clima politico del Sudafrica è sempre più avvelenato ed è sempre più difficile essere efficaci senza censurarsi. Anche se il razzismo è qualcosa contro cui ho sempre lottato, le recenti reazioni ad alcune mie vignette sembrano suggerire che si sta rapidamente arrivando a un punto in cui autocensurarsi sarà all’ordine del giorno.

Zapiro sarà al festival di Internazionale a Ferrara il 1 ottobre per parlare di Sudafrica con Ranjeni Munusamy e Osiame Molefe.

Questo articolo è stata pubblicato il 9 settembre 2016 a pagina III di Internazionale con il titolo “Senza censura”. Compra questo numero | Abbonati

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