L’autrice di queste foto, Anja Niedringhaus, è stata uccisa a Khost, in Afghanistan, il 4 aprile 2014.
Dopo tredici anni l’esercito statunitense si prepara a lasciare l’Afghanistan, e si pone il problema della gestione dell’equipaggiamento militare.
Gran parte dell’attrezzatura non può essere rispedita negli Stati Uniti, visti gli alti costi del trasporto. A differenza di quello che è stato fatto in Iraq, dove sono stati venduti o donati materiali già usati ma ancora funzionanti, molto dell’equipaggiamento impiegato in Afghanistan viene prima ridotto in rottami e poi rivenduto.
La scelta, fatta per timore che il materiale venga usato da gruppi ribelli per costruire altre armi, è stata criticata da molti afgani. Tra le cose che l’esercito statunitense sta distruggendo, infatti, ci sono veicoli, camion, bastioni, cisterne e carri armati, ma anche generatori di corrente, condizionatori e macchinari per l’ufficio.
Si calcola che nel 2013 siano stati riempiti migliaia di container con 175mila tonnellate di scarti di attrezzatura statunitense, venduti poi agli afgani per 46,5 milioni di dollari.
Lo smantellamento e lo spostamento di questo materiale andrà avanti fino alla fine del 2014, quando è previsto che la gran parte delle forze straniere abbandonino il paese.
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it