Cinquant’anni fa, il 22 novembre del 1963, veniva ucciso a Dallas il presidente statunitense John Fitzgerald Kennedy.

Kennedy era in Texas con la moglie Jacqueline Bouvier per una visita ufficiale concordata con il vicepresidente Lyndon Johnson e il governatore del Texas John Connally per raccogliere fondi e consensi in vista delle elezioni presidenziali del 1964.

Il 22 novembre Kennedy e Jacqueline Bouvier atterrano all’aeroporto Love field di Dallas e si dirigono verso il centro della città per il corteo presidenziale, a bordo di una Lincoln scoperta. Il presidente e la first lady siedono sui sedili posteriori, mentre su quelli davanti a loro ci sono Connally e la moglie. Alle 12.30, quando l’auto sta percorrendo Elm street, in prossimità del parco Dealey plaza, alcuni colpi di fucile (tre, per molti testimoni) colpiscono il presidente alla schiena e alla testa e il governatore alla spalla. Trasportato subito al Parkland memorial hospital, Kennedy viene dichiarato morto alle 13. Alle 14.38, a bordo dell’Air force one, Johnson giura come nuovo presidente degli Stati Uniti.

Subito dopo l’attentato Lee Harvey Oswald, un dipendente di 24 anni del Texas school book depository, viene accusato dell’omicidio. Oswald, che sostiene di essere un capro espiatorio, è interrogato dalla polizia per diciotto ore e il 24 novembre, durante il suo trasferimento dalla centrale della polizia di Dallas alla prigione della contea, viene ucciso da Jack Ruby, gestore di un night club.

La questione se Oswald abbia o meno agito da solo resta aperta, e tuttora si discute su diverse teorie del complotto. Alcuni documenti ancora segreti saranno pubblicati al più tardi nell’ottobre del 2017.

Kennedy, morto a 46 anni, è sepolto nel cimitero nazionale di Arlington, in Virginia.

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