Il 12 aprile un incendio si è propagato tra le colline della città portuale di Valparaíso, in Cile. Ha provocato almeno dodici vittime e lasciato almeno cinquecento famiglie senza casa.
Le fiamme sono scoppiate nella boscaglia di una delle colline della città e si sono estese rapidamente, fino a interessare una superficie di otto chilometri quadrati. I forti venti e le alte temperature hanno favorito l’ampliarsi dell’incendio e ostacolato i soccorritori e i 1.200 vigili del fuoco impegnati per domarlo. Il 13 mattina le autorità hanno detto di avere la situazione sotto controllo, ma nel corso della giornata, dopo che le fiamme sono riprese in alcune colline della città, centinaia di altre case sono state evacuate.
Il ministro degli interni cileno Rodrigo Peñailillo ha dichiarato che il fuoco ha spazzato via almeno duemila case e colpito quasi diecimila persone, portate in otto centri di accoglienza temporanei. Gli ustionati gravi sono stati trasferiti negli ospedali della capitale Santiago, che si trova a 120 chilometri di distanza.
La notte del 12 aprile la presidente del Cile Michelle Bachelet ha dichiarato lo stato di emergenza per l’intera regione.
Valparaíso conta 250mila abitanti. È la sede del parlamento cileno e uno dei più importanti porti del paese. Nel 2003 il suo centro storico, che non è stato interessato dalle fiamme, è stato dichiarato patrimonio dell’umanità dall’Unesco.
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