Dopo promesse di viaggi spaziali per tutti fatte per decenni ma mai mantenute, persone comuni ma con grandi risorse economiche potrebbero presto arrivare al cielo.

Poche compagnie ambiziose e agguerrite, infatti, stanno ultimando la tecnologia necessaria per i voli nello spazio, facendo nascere un’industria che attira città e stati. Una di queste è la Virgin Galactic di Richard Branson, che punta allo spazio suborbitale (più facile e meno costoso da raggiungere) e che può contare già su diverse centinaia di futuri passeggeri pronti a pagare 250mila dollari a testa per partecipare all’avventura.

La Virgin ha firmato un contratto d’affitto ventennale da 200 milioni di dollari per essere la principale inquilina dello Spaceport America, lo spazioporto nel New Mexico meridionale finanziato dallo stato che dovrebbe diventare una rampa di lancio per il turismo mondiale. Il portavoce dello spazioporto, David Wilson, conta di aspettarsi 200mila visitatori all’anno.

Questo dovrebbe risollevare anche la sorti della vicina Truth or Consequence – una cittadina di roulotte, piccoli negozi e strade per lo più deserte a più di 200 chilometri a sud di Albuquerque – e dei suoi 6.500 abitanti. Tra bizzarre gallerie d’arte e vecchi motel, oggi c’è un ristorante italiano che propone antipasti alla space-port-a-bellas, un albergo pronto a offrire visite guidate nella zona e un altro che ha cambiato il suo nome in Rocket Inn (letteralmente, pensione del razzo spaziale).

Originariamente la città si chiamava Hot Springs, ma ha cambiato nome negli anni cinquanta, usando il titolo di un quiz della radio Nbc in cambio di un po’ di pubblicità. Da allora ogni anno, a inizio maggio, si svolge la T or C Fiesta per celebrare quella rinascita. Ma in futuro, con il turismo spaziale, la festa potrebbe sembrare sempre più obsoleta.

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