Eliot Elisofon (1911-1973) è stato definito dalla rivista Smithsonian l’uomo più interessante del mondo. È stato pittore, scrittore, chef, ma soprattutto fotografo della rivista Life per quasi trent’anni, dal 1940 al 1964; la figlia racconta che il padre non mostrava mai le sue foto a casa, ma alle pareti erano appesi tanti dei suoi dipinti e delle opere d’arte africana che comprava nel corso dei suoi viaggi.

Fu tra i fondatori della Photo league, una cooperativa nata nel 1936, e basata sull’idea che la fotografia dovesse essere uno strumento di cambiamento sociale e usata come testimone di quello che accadeva nel mondo. “L’arte, per essere davvero arte, deve aiutarci a vivere una vita migliore e più piena. Deve far crescere i sentimenti e lo sguardo delle persone”, diceva Elisofon.

Il suo lavoro ha saputo cogliere i diversi aspetti della società del tempo. Le serie Playgrounds of Manhattan, tra le altre, riuscirono a far conoscere le condizioni dei bambini e dei ragazzi nei quartieri più poveri della città. Nel 1941 il suo ritratto al generale Patton diventò la prima fotografia a colori usata sulla copertina di Life. E in quegli anni Elisofon sperimentò l’uso dei filtri per dare nuove forme espressive alle immagini.

Viaggiò in tutto il mondo, undici volte in Africa. “Nessun fotografo è stato più prolifico di Elisofon nel raccontare la vita in Africa; e ha saputo cambiare la percezione che l’occidente aveva del continente nel ventesimo secolo”, dichiara Amy Staples, curatrice del museo nazionale di arte africana di Washington.

Una grande retrospettiva dedicata all’opera di Elisofon è ospitata, fino al 18 aprile 2015, alla Glitterman gallery di New York.

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