Il 28 aprile è stata la decima giornata mondiale dedicata alle vittime dell’amianto: sono quattromila le persone che ogni anno in Italia muoiono per malattie asbesto correlate nonostante 21 anni fa sia stato messo al bando l’Eternit, la miscela di amianto e cemento creata dall’omonima azienda svizzera e diffusissima nell’edilizia sotto forma di materiale da copertura o da coibentazione. Secondo l’Inail, ne sono presenti ancora 32 milioni di tonnellate.

In Italia uno dei primi impianti di produzione di questa fibra è sorto a Casale Monferrato, in provincia di Alessandria, all’inizio del novecento. E proprio nella cittadina piemontese ha sede l’associazione dei parenti e delle vittime dell’amianto: nella provincia si contano ogni anno circa duemila morti da esposizione all’amianto e 50 nuovi casi di mesotelioma.

Il procedimento avviato nel 2009 contro l’Eternit è il più grande processo mai celebrato per morti sul lavoro. Dopo la condanna per “disastro ambientale doloso permanente” e per “omissione volontaria di cautele antinfortunistiche”, il 19 novembre 2014 la corte di cassazione ha dichiarato prescritto il reato di disastro ambientale di cui era accusato l’industriale svizzero Stephan Schmidheiny, ex presidente del consiglio di amministrazione di Eternit, annullando le condanne e i risarcimenti per le parti civili.

Le foto sono state scattate da Guido Montani nel febbraio e nell’aprile del 2015.

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