Nel 2009 il fotografo Bharat Choudary, di origini indiane ma nato e cresciuto in Nigeria, ha cominciato a seguire i musulmani del Regno Unito e degli Stati Uniti, cercando di capire il loro livello d’integrazione, il loro rapporto con gli altri cittadini, i sogni e le delusioni dei più giovani. Due anni dopo si è concentrato sulla Francia e soprattutto su Marsiglia, la città più povera del paese e quella con la più numerosa comunità musulmana. Il progetto si chiama Il silenzio degli altri.

“Milioni di musulmani in tutta la Francia vivono una vita di povertà e disperazione, in edifici di edilizia popolare fatiscenti ed etnicamente omogenei e isolati. L’apatia del governo ha aiutato la graduale trasformazione di questi quartieri, le cités, in trappole di emarginazione dove si vive con la sensazione di stare in una maledizione infinita”, spiega. “Anche se alcuni giovani riescono a uscire da queste aree, la profonda discriminazione razziale, culturale e religiosa non gli permette di scegliere un’alternativa migliore e quindi finiscono per tornare nelle cités: è per questo, e per non per un’attitudine genetica, che finiscono per vivere sempre insieme”.

Dopo la strage a Charlie Hebdo il dibattito si è fatto ancora più pressante, spiega Choudary a Lens, il blog fotografico del New York Times. “In questo momento di lutto e di fiume di emozioni, viene trascurato un aspetto importante: le innumerevoli sfide che la comunità musulmana si trova ad affrontare nel tentativo di penetrare, integrarsi e crescere nella società francese “, ha detto il fotografo. “Credo che senza conoscere la comunità musulmana francese e quali sono i problemi che deve affrontare ogni giorno, tutta la discussione su cosa è giusto e cosa è sbagliato sia incompleta”.

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