“Per molti la street photography si riferisce solo ad artisti del passato come Henri Cartier-Bresson o Garry Winogrand” afferma Jackie Higgins, autore del libro The world atlas of street photography. In realtà il genere “sta vivendo una fase innovativa, indagando temi come la diseguaglianza in Africa o la crescita delle metropoli asiatiche”, aggiunge Higgins.
Con immagini di oltre cento fotografi, tra professionisti ed emergenti, che hanno scattato in quasi cinquanta città, il volume offre una visione molto ampia sia a livello geografico sia a livello stilistico, mostrando anche che questo tipo di fotografia prende in prestito molti elementi da altre forme artistiche come il teatro, il video o l’istallazione, che possono essere mescolate in una stessa inquadratura.
“Le migliori immagini di street photography sono quelle che attirano gli occhi e la mente. Devono farci riflettere, porre domande e incuriosire, rapiti da un’emozione spontanea e da un incontro casuale”, spiega ancora Higgins.
Tra gli autori scelti nel libro ci sono il giapponese Shizuka Yokomizo con una serie di ritratti scattati a sconosciuti cui aveva inviato delle lettere invitandoli ad affacciarsi alla finestra della loro casa a un’ora precisa. Melanie Manicot con i suoi ritratti di gruppi incontrati in strada a cui ha chiesto di guardare in camera. Fino a Matt Stuart, che invece aspetta che il soggetto scelto entri spontaneamente nell’inquadratura, e a Massimo Vitali, che usa la sua macchina di formato panoramico con cui cattura la vita delle persone in luoghi pubblici. E ancora le foto di Martin Parr a Dubai, quelle di Wim Wenders a Houston, di Pieter Hugo in Lagos, di Trent Parke a Sydney e di Alex Webb a Istanbul.
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