Negli ultimi anni l’Islanda ha registrato una solida crescita economica (secondo l’economista Paul Krugman il paese è una sorta di miracolo economico) ed è anche, per molti aspetti, uno dei paesi più socialmente avanzati al mondo: da sei anni è in testa alla classifica del World economic forum per la parità di genere.

Un segno di questo egualitarismo è l’atteggiamento islandese verso la maternità, sostenuta da ampi aiuti statali, come nove mesi di congedo retribuito (sia per le donne sia per gli uomini), e da scuole a prezzi accessibili. Forse anche per questo l’Islanda registra il più alto tasso di nascite fuori dal matrimonio al mondo: i due terzi dei bambini nascono da donne non sposate.

La fotografa canadese Annie Ling ha voluto documentare questa realtà, e finora ha fotografato sei donne: sono insegnanti, artisti e studentesse, tre vivono a Reykjavík e tre vivono nel nord del paese. Ha passato molto tempo nelle loro case osservando le loro vite e le loro relazioni con i figli.

Ling ha scoperto anche che questa indipendenza ha un altro lato della medaglia. Nel corso degli ultimi anni sono aumentate le denunce di abusi sessuali e anche se sono state approvate nuove leggi contro la violenza di genere, il sistema è stato molto lento a rispondere. Nonostante la sua cultura egualitaria, l’Islanda ha un divario salariale di genere tra i più alti d’Europa, con il risultato che molte donne capofamiglia hanno anche poche risorse.

I ritratti di Ling catturano alcune di queste tensioni. Essere madre single, in Islanda, può essere più facile che altrove. Ma non è tutto rose e fiori.

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