Nella foresta equatoriale della Repubblica Democratica del Congo le donne della popolazione ekonda, quando diventano madri per la prima volta seguono un rituale che secondo la loro tradizione protegge il neonato, eleva lo spirito e porta prestigio alla propria famiglia. Per cinque anni, dopo la nascita del bambino, vivono in un isolamento quasi totale, lontane dal marito e aiutate da altre donne del gruppo.
Sono conosciute come walé, o “madri allevatrici”, e sono trattate come regine, sono nutrite, non possono lavorare né avere relazioni sessuali. E ogni giorno si coprono il viso e il corpo con una polvere rossa ricavata dal legno ngola che secondo le credenze allontana i dolori e le malattie.
Alla fine dei cinque anni ogni donna mette in scena uno spettacolo di canti, balli e teatro per raccontare alla propria comunità le lezioni imparate nel periodo di isolamento.
Questi rituali hanno catturato l’attenzione del fotografo francese Patrick Willocq, che ha conosciuto il paese quando da adolescente ci si trasferì con suo padre.
E li racconta con un’opera che combina reportage e testimonianza artistica.
Nelle serie I am walé, respect me e Forever walé, realizzate tra il 2013 e il 2015, Willocq ha ritratto le madri ekonda all’interno di scenografie ispirate ai testi delle canzoni tradizionali e costruite con l’aiuto della comunità, dei musicisti e degli artigiani della foresta. I progetti di Willocq creano “una rappresentazione visiva dei pensieri più intimi delle donne walé”, ha detto il fotografo Laurence Butet-Roch.
Dopo aver lavorato per anni in Asia nella fotografia commerciale, Willocq è tornato a vivere nella Repubblica Democratica del Congo e ha aperto una clinica per aiutare gli abitanti di un piccolo villaggio.
Il lavoro di Patrick Willocq è ospitato alla galleria Visonquest contemporary photography di Genova fino al 25 novembre.
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