L’aumento del costo della vita, i salari bassi e una riforma sanitaria che ha coinvolto i servizi per la salute mentale hanno causato nelle Hawaii un aumento delle persone senza tetto: sono 487 ogni centomila abitanti. È la percentuale più alta degli Stati Uniti.

Molti senza fissa dimora lavorano almeno part time (40 per cento) e alcuni (il 30 per cento) hanno problemi mentali o di abuso di sostanze. Gli hawaiani sono circa il 30 per cento del totale, mentre i 27 per cento sono cittadini della Micronesia arrivati alle Hawaii dopo un accordo con gli Stati Uniti che concede accoglienza ai micronesiani in cerca di istruzione, lavoro o cure. Comunque per tutti il sistema dell’edilizia pubblica non è risultato sufficiente, visto che sarebbero necessarie almeno altre 27mila unità abitative e la lista d’attesa per una casa è di almeno cinque anni. Anche i posti letto d’emergenza sono insufficienti: a Oahu, dove vivono almeno 4.900 dei 7.620 senzatetto censiti nello stato, ci sono solo 550 posti letto disponibili.

Nel 2006, a Honolulu, le autorità hanno pensato di creare una zona in cui fosse legale accamparsi almeno temporaneamente, ma in seguito alle proteste dei residenti il campo è stato smantellato. Lo stesso è successo altre volte – con l’appoggio delle grandi catene alberghiere – nei confronti degli accampamenti spontanei sorti soprattutto sui marciapiedi del lungomare. Ora la città (che dal turismo ricava 6,8 miliardi di dollari all’anno) spende 15mila dollari a settimana per questi sgomberi durante i quali i senzatetto spesso perdono tutti i loro averi.

Le foto sono state scattate dal fotografo dell’Associated press Jae C. Hong ad agosto del 2015.

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