Come regista, Gus Van Sant non ha bisogno di presentazioni. Per lui parlano la Palma d’oro per Elephant, le due nomination all’Oscar come miglior regista con Will Hunting e Milk, ma soprattutto una filmografia in cui trovano spazio film al limite dello sperimentale (Gerry, Elephant, Last days, Paranoid Park), storie anticonformiste capaci di mostrare dei lati oscuri dell’America (Drugstore cowboy, Belli e dannati, Cowgirl, Da morire) e prodotti hollywoodiani più classici che spesso esplorano contraddizioni del grande paese (Will Hunting, Milk, Promised land) e addirittura un remake pedissequo di un grande classico come Psycho di Alfred Hitchcock. Ma la sua ecletticità non si ferma al grande schermo. Perché, anche se molti lo ignorano, Van Sant ha accompagnato la realizzazione dei suoi film con un’attività artistica che comprende fotografie, opere plastiche e composizioni musicali.
La mostra Gus Van Sant/Icons, che raccoglie fotografie, dipinti, sculture, musica e delle gallerie che esplorano i punti di riferimento del regista del Kentucky, fornisce dunque una doppia opportunità: quella di scoprire un aspetto sconosciuto dell’attività artistica di Van Sant e quella di approfondire la conoscenza dei suoi film attraverso un viaggio dietro le quinte e dentro la mente dell’autore. L’esibizione, allestita fino al 31 luglio 2016 alla Cinémathèque française, è una coproduzione realizzata insieme al Museo nazionale del cinema di Torino che la ospiterà a partire dal 10 ottobre 2016.
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