“Ritraeva persone di tutti i ceti sociali ma con la mente critica e l’occhio di un’osservatrice politicamente coscienziosa”, scrive Daniel Blochwitz, il curatore della prima mostra a Roma dedicata a Vivian Maier.
Maier è oggi considerata una delle più importanti street photographer del ventesimo secolo, al livello di grandi autori come Diane Arbus, Robert Frank o Weegee. La differenza sta nel fatto che le immagini di Maier sono state scoperte solo due anni prima della sua morte, nel 2009, quando aveva 83 anni. Quell’annol’agente immobiliare John Maloof acquistò una scatola che conteneva oltre centomila rullini a un’asta di Chicago, al prezzo di 380 dollari.
Il lavoro di bambinaia lasciava a Maier molto tempo libero per scattare foto con la sua Rolleiflex, e teneva i materiali nel bagno di una delle famiglie per cui lavorò per diciassette anni. Ma non ha mai visto i suoi scatti perché non ha mai sviluppato le pellicole. Secondo Blochwitz, ha scattato dodici foto al giorno, tutti i giorni, per quarant’anni.
La mostra di Ilex gallery Where streets have no names raccoglie più di trenta immagini di Maier e sarà ospitata da 10b photography gallery di Roma dal 4 novembre al 5 gennaio 2017.
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it