Dopo aver visitato una mostra sul lavoro del fotografo francese Henri Cartier-Bresson nel 1947, Saul Leiter decise di comprare una macchina fotografica. La sua musa fu la città di New York, dove abitò per oltre sessant’anni, e di cui esplorò ogni strada e ogni angolo più nascosto.

Leiter (1923-2013) è stato un pioniere della fotografia a colori, prima ancora di Stephen Shore e William Eggleston. Lasciò la pellicola in bianco e nero nel 1948, e da quel momento si dedicò al colore, in un periodo storico in cui era usato solo nella pubblicità e nella moda.

Nelle immagini scattate tra le vie della sua città ha catturato la vita di tutti i giorni, evitando ogni drammatizzazione e sensazionalismo. Attraverso un punto di vista intuitivo ed emotivo, i suoi soggetti sono spesso ritratti in momenti di solitudine intorno alla confusione e alle geometrie della metropoli.

Oltre alla street photography, si dedicò molto alla fotografia di nudo. Ha ritratto soprattutto donne che conosceva. Molto spesso nelle loro case o in ambienti piccoli e intimi in cui, lontano da un’atmosfera esplicitamente erotica, emerge una tenera sensualità.

Il museo Fomu di Anversa gli dedica una retrospettiva, fino al 29 gennaio 2017, che raccoglie le prime immagini in bianco e nero, quelle a colori che l’hanno reso più famoso, ma anche diari e lettere.

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