L’11 febbraio 2017 è morto a 69 anni il fumettista giapponese Jirō Taniguchi. Il suo lavoro è arrivato in Europa a metà degli anni novanta, prima in Francia e poi in Italia, ed è oggi conosciuto in tutto il mondo. “Non so perché sono conosciuto anche fuori dal Giappone. Forse è perché quello che faccio somiglia ai fumetti occidentali che ho letto e studiato per trent’anni e che hanno influenzato il mio subconscio”, raccontava.

Nato nella piccola città di Tottori, nel sud del Giappone, dopo essersi diplomato, comincia a lavorare come assistente per vari autori manga, tra cui Kyota Ishikawa e Kazuo Kamimura. Cimentandosi con vari generi, dalla fantascienza all’erotismo.

Dopo Kurorohorumu (Cloroformio, 1970), rifiutato alle selezioni di un premio, esordisce con la pubblicazione di Kareta heya (La stanza arida, 1970). Una storia in parte autobiografica, ambientata nella stanza di un’ex casa di appuntamenti in cui l’autore ha realmente vissuto. Nel 1975 pubblica il primo manga Namae no nai dobutsutachi (Animali senza nome). Fino al 1985, realizza quasi 120 tavole al mese.

Il lavoro più “emblematico, inatteso, per non dire rivoluzionario” di Taniguchi, è L’uomo che cammina, pubblicato nel 1995 per Casterman, l’editore tra gli altri di Hergé e Hugo Pratt, scrive Francesco Boille. “Quando camminiamo senza alcuna aspettativa chiara, il tempo improvvisamente passa più lentamente. Le sensazioni si fanno più ricche, e possiamo ritrovare ricordi felici, come se fossimo cullati dal movimento delle nuvole”, spiega Taniguchi nella postfazione.

“Afferrare l’indefinibile, l’impalpabile, attraverso immagini fisse il più possibile perfettamente definite. Questo l’approccio di Taniguchi, un maestro nell’uso dello spazio all’interno delle singole vignette e della loro perfetta concatenazione spaziale all’interno della tavola”, spiega ancora Boille. In I guardiani del Louvre, opera del 2014 commissionata dal museo parigino, si ritrovano queste caratteristiche.

Taniguchi è stato il primo autore giapponese a ottenere un premio al festival di Angoulême, nel 2003, con Quartieri lontani, e nel 2015 la stessa manifestazione gli dedica la mostra L’homme qui rêve. Nel 2010 il Lucca Comics and Games gli ha attribuito il riconoscimento di “Maestro del fumetto”.

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