Fin dal 1947 - anno dell’indipendenza di Pakistan e India dal Regno Unito - la regione del Kashmir si trova intrappolata tra le rivendicazioni territoriali di entrambi i paesi. Nonostante la tregua stabilita nel 2003, continuano gli episodi di attacchi e invasioni territoriali da parte degli eserciti dei due paesi lungo la linea di controllo (Lco) che separa militarmente le zone del Kashmir controllate dai due vicini.
Le tensioni – acuitesi nel settembre del 2016 in seguito all’uccisione di almeno 17 militari dell’esercito indiano da parte di militanti pachistani – sono nuovamente divampate il 1 maggio 2017 dopo il ritrovamento di due corpi mutilati di due soldati indiani. New Delhi accusa Islamabad, ma il governo pachistano nega qualsiasi responsabilità.
Mentre il Kashmir insiste nel rivendicare una maggiore autonomia locale, lo sforzo diplomatico da entrambe le parti non avanza, anzi retrocede a causa delle accuse nei confronti del Pakistan di sponsorizzare cellule terroristiche islamiche.
Witness/Kashmir 1986-2016: nine photographers è un viaggio fotografico negli ultimi trent’anni di storia nel Kashmir. Il libro, ideato e curato dal regista e attivista Sanjay Kak, raccoglie più di duecento fotografie scattate da nove fotografi kashmiri, Meraj Ud din, Javeed Shah, Dar Yasin, Javed Dar, Altaf Qadri, Sumit Dayal, Showkat Nanda, Syed Shahriyar e Azaan Shah. Nove obiettivi che mettono a fuoco prospettive diverse nel tentativo di raccontare come si vive in una delle regioni più militarizzate al mondo.
Il più anziano tra i fotografi, Mehraj Un Din, testimone di un tratto più ampio della storia, è riuscito non solo a ricostruire la nascita del movimento nazionalista kashmiro, ma anche a documentare le violenze dei militanti e delle forze dell’ordine indiane. I più giovani del progetto – Azaan Shah e Syed Shahriyar – si sono concentrati, tra l’altro, sulla dimensione quotidiana e sugli eventi naturali che hanno sconvolto la regione, come le alluvioni del 2014.
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