Quello che un tempo era il quarto lago più grande del mondo, l’Aral, incastonato tra il Kazakistan e l’Uzbekistan, è oggi quasi del tutto scomparso a causa di una serie di disastri ambientali.

A partire dagli anni quaranta, l’ex Unione Sovietica deviò i due fiumi principali che lo alimentavano, il Syr Darya e l’Amu Darya, per realizzare un sistema d’irrigazione che aumentasse la produzione di cotone. La costa, nei decenni successivi, cominciò a ritirarsi sempre di più, con una media di tre metri all’anno, spiega Sagnai Zhurimbetov, un pescatore che ha lavorato nel lago per 56 anni. “Abbiamo dovuto cercare altri laghi in Kazakistan”, aggiunge.

Alcuni di loro hanno cominciato ad allevare animali, altri hanno lasciato tutto. Ma la maggior parte del terreno, coperta da una crosta salata bianca, ha reso le coltivazioni molto difficili.

Negli anni novanta, quando l’Unione Sovietica è crollata, l’Aral si è diviso in diversi specchi d’acqua più piccoli e il Kazakistan si è concentrato sul recupero della parte settentrionale del lago, che si trova completamente all’interno del suo territorio. È stata costruita una diga, completata nel 2005, che nel corso di dieci anni ha aumentato la varietà del pesce, ridando vita all’economia della regione. Il ritorno della pesca commerciale ha anche creato posti di lavoro negli stabilimenti in cui il pesce viene ordinato e congelato.

Le foto sono state scattate da Shamil Zhumatov dell’agenzia Reuters nel giugno del 2017.

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