Dal 5 al 7 ottobre si è svolta a Ferrara la dodicesima edizione del festival di Internazionale.
Quest’anno il programma prevedeva più di 120 incontri e ha coinvolto 220 ospiti provenienti da 44 paesi, per un totale di 250 ore di programmazione.
Gipi ha letto i nomi delle 34.361 persone morte dal 1993 a oggi nel viaggio verso l’Europa. Il giornalista curdo iraniano Behrouz Boochani ha ricevuto il premio giornalistico Anna Politkovskaja, che è stato ritirato da Omid Tofighian, il traduttore del suo libro No friend but the mountains.
Si è parlato di notizie false e privacy, di cosa significa rallentare per salvare il pianeta, di traduzione letteraria e di movimenti di protesta negli Stati Uniti.
Cinque palestinesi, tra cui la scrittrice e architetta Suad Amiry, si sono confrontati nell’incontro Palestina sconfinata. Mentre la giornalista argentina Marta Dillon, tra le fondatrici di Ni una menos, e la pachistana Rafia Zakaria hanno partecipato all’incontro sul ritorno del movimento femminista nel mondo.
Sabato si è svolto un picnic per l’Europa contro il ritorno delle divisioni, della xenofobia e delle discriminazioni. Il funambolo Alex D’Emilia ha passeggiato su un filo tra le torri del castello Estense e la sera c’è stato un dj set di musica elettronica sudafricana con Nan Kolè e Citizen Boy.
Domenica hanno dialogato gli scrittori britannici Zadie Smith e Hanif Kureishi, si è discusso sulle radici dell’intolleranza razzista in Italia, di diritti lgbt e della nuova leadership cinese.
Il festival si è chiuso con un dibattito tra Rana Dasgupta, Slavenka Drakulić, Ulrike Guérot e Martin Pollack sulla rinascita dei nazionalismi.
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