Il Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia (Icty nella sigla inglese) è stato istituito all’Aja nel 1993 con la risoluzione 808 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. A quasi cinquant’anni dai processi di Norimberga e Tokyo, è stata la prima corte penale internazionale a indagare e giudicare i crimini di guerra e le violazioni del diritto internazionale umanitario, con l’obiettivo di perseguire i politici e i militari che durante le guerre nei Balcani (1991-2001) sono stati responsabili di genocidio, uccisioni di massa, assedi e detenzioni in campi di concentramento.

Il 22 novembre 2017 l’Icty ha pronunciato la sua ultima sentenza, condannando all’ergastolo Ratko Mladić, l’ex comandante dell’esercito serbo-bosniaco responsabile del genocidio di Srebrenica e di altri crimini di guerra e contro l’umanità. Dopo questo giudizio, il più atteso, il tribunale è stato chiuso, mettendo così fine a un’indagine durata venticinque anni (anche se il suo lavoro viene portato a termine da una corte temporanea creata appositamente per portare a termine i processi pendenti).

Prima della chiusura ufficiale, il fotografo italiano Martino Lombezzi e la giornalista olandese Jorie Horsthuis hanno avuto un accesso privilegiato al tribunale. Il loro progetto Resolution 808 racconta questa istituzione attraverso gli interni, i ritratti, le interviste e l’archivio, dove sono custoditi gli oggetti ritrovati sulla scena del crimine.

Dal 18 ottobre al 9 novembre Resolution 808 sarà esposto a Roma negli spazi di Officine fotografiche. La mostra è curata da Daria Scolamacchia e prodotta dal Festival della diplomazia e dall’ambasciata dei Paesi Bassi in Italia.

Tutte le foto sono state scattate nella sede del Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia all’Aja, Paesi Bassi, tra il 2017 e il 2018.

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