Il lavoro di Shirley Baker è stato riscoperto e apprezzato solo negli ultimi anni. Nata nel 1932 a Salford, a nord di Manchester, comincia a fotografare le strade in cui vive raccontandone i rapidi cambiamenti economici e sociali.
Tra gli anni cinquanta e settanta in quell’area vengono demolite più di un milione di case, considerate decrepite e fatiscenti. “Sapevo che stava succedendo qualcosa, ma a nessuno interessavano le vite di quelle persone”, scrive Baker nel suo libro dedicato a Manchester e Salford. “Al contrario, io sviluppai una specie di ossessione, anche se andare in giro per quelle strade con la macchina fotografica era considerata una cosa da pazzi”.
Baker è morta nel 2014 lasciandoci un grande archivio che testimonia quanto il suo talento sia stato sottovalutato. Il volume Shirley Baker (Mack) rende finalmente giustizia al suo sguardo che amava soffermarsi sulle contraddizioni e sulle assurdità della vita. Un archivio che esce anche fuori dai confini dell’Inghilterra del nord, per arrivare nelle strade di Londra, del sud della Francia, dell’Italia, degli Stati Uniti e del Giappone. Per la prima volta, Baker viene considerata un’artista complessa, e non solo una fotografa che ha documentato il nord dell’Inghilterra in una fase di cambiamento.
Come scrive Lou Stoppard, la curatrice del volume, “Baker ha guardato da vicino il modo in cui tutti cerchiamo di vivere le aspettative della società, sapendo cogliere quei momenti in cui la maschera cade, inevitabilmente”.
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