Maria Lax è cresciuta a Pudasjärvi, una piccola città nel nord della Finlandia dove vivono circa 8.400 persone. Dopo essersi trasferita a Londra, nel 2013 torna a casa per visitare i genitori e si imbatte in un libro che le offre lo spunto per un nuovo progetto.

Il libro è Pudasjärven Ufot, una raccolta degli anni settanta curata dal nonno giornalista, Soini Lax, che mette insieme le testimonianze dei cittadini di Pudasjärvi sugli avvistamenti di ufo. Molti di loro affermano di avere visto luci misteriose e assistito a eventi insoliti. Lax non ha il tempo di intervistare Soini, malato di demenza senile e morto nel 2014, così trent’anni dopo cerca di contattare tutte le persone che aveva incontrato lui.

Tuttavia ciò che interessa alla fotografa non è stabilire se gli ufo esistano veramente o se questi racconti siano solo delle fantasie, bensì ricreare le loro esperienze, rielaborando in parallelo il suo passato e quello della città. Infatti tra gli anni sessanta e settanta posti come Pudasjärvi perdono gran parte dei loro abitanti, a favore di centri più grandi e industrializzati. Lo spopolamento cambia drasticamente la vita delle comunità che restano, mettendole davanti a un futuro incerto. “Non c’è dubbio che gli avvistamenti fossero anche una reazione al cambiamento”, dichiara Lax. “Vedendo delle luci misteriose alcuni hanno reagito con la paura, altri hanno sperato di essere meno soli”.

Le scene di Some kind of heavenly fire (Setanta Books), la sua prima monografia, sono ambientate nei luoghi a cui Lax è rimasta più legata. Nel libro alterna foto, resoconti e note personali mescolando l’atmosfera fantastica all’indagine poliziesca. Il titolo cita il racconto di una signora anziana preso da Pudasjärven Ufot, in cui afferma di avere visto “una specie di incendio celestiale”.

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