Nell’agosto del 2005 New Orleans, in Louisiana, fu gravemente colpita dal passaggio dell’uragano Katrina. Più di 1.800 persone morirono e quasi 800mila case furono distrutte o danneggiate. Dopo il crollo degli argini progettati per contrastare le inondazioni, l’80 per cento della città fu sommersa dall’acqua.
“La vita degli abitanti di New Orleans è cambiata dopo l’uragano. Viviamo sempre come se fosse l’ultimo giorno della nostra vita. C’è un forte senso di comunità, e vista la mancanza di infrastrutture ci aiutiamo l’uno con l’altro”, dice la fotografa Akasha Rabut.
Per dieci anni Rabut ha raccontato le generazioni nate dopo la tempesta tropicale, usando una macchina fotografica in pellicola, di medio formato, per restituire con più precisione possibile l’anima di New Orleans.
Il suo lavoro è diventato un libro intitolato Death magick abundance (Anthology). Ha cominciato a fotografare prendendo parte alle second line parade, i gruppi di persone che partecipano alle parate seguendo le bande e le sfilate principali: “È un rituale che si svolge ogni domenica in occasione di processioni, festività, funerali. La cultura delle seconde file è una questione di partecipazione, non ci si va per guardare. C’è gente che balla, vende da bere, altri in motocicletta, altri ancora vanno a cavallo”, racconta Rabut.
È in queste parate che la fotografa ha incontrato alcuni dei soggetti che ricorrono spesso nel libro, come le Caramale curves, il primo club motociclistico di donne nere, e i Southern riderz, cowboy urbani che passeggiano a cavallo per le strade della città.
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