Fino al 7 novembre nella nuova sede di Ono arte, a Bologna, sono esposte quaranta immagini della serie Russian criminal tattoo di Sergei Vasiliev. Il fotografo russo, nato nel 1937 a Čeljabinsk, lavorò per trent’anni come fotografo del giornale della sua città e dagli anni settanta ha portato avanti un ampio lavoro sulle carceri in Russia e in Siberia, dedicandosi in particolare ai tatuaggi dei detenuti e delle detenute.

Ogni tatuaggio contiene una serie di messaggi in codice contro il regime sovietico e sui crimini dei prigionieri. “È un linguaggio tribale segreto, un metodo per mostrare il proprio status all’interno della gerarchia del sistema carcerario”, si legge nell’introduzione dell’opera Russian criminal tattoo encyclopaedia postcards.

La banconota da un dollaro sulla spalla indicava una vita dedicata al crimine; il filo spinato sulla fronte l’impossibilità di essere “corretto” in prigione; le manette disegnate sul polso, una sentenza di cinque anni o maggiore. Gli insetti sono il simbolo dei ladri, mentre il pugnale lungo il collo significa che l’uomo che lo porta ha compiuto un omicidio in carcere.

Le foto in mostra sono state realizzate e stampate tra il 1987 e il 1989.

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