La pandemia da covid-19 ha ridisegnato gli spazi fisici e interiori creando un’insolita realtà sospesa, un vuoto che aspetta di essere riempito. Dodici autori hanno provato a raccontare il 2020 osservando la vita ordinaria, il patrimonio culturale e artistico, i paesaggi urbani e naturali del nostro paese.
Ne è nato il progetto Italia in attesa, promosso dal ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, realizzato dalla Direzione generale creatività contemporanea e dall’Istituto centrale per il catalogo e la documentazione, in collaborazione con le Gallerie nazionali di arte antica. Un comitato scientifico ha commissionato a questi fotografi, di stili e generazioni diverse, di creare dodici racconti che dessero forma a un archivio visivo dell’Italia durante l’emergenza sanitaria.
L’iniziativa è diventata una mostra, aperta fino al 13 giugno al palazzo Barberini di Roma, un luogo antico e monumentale dove queste opere possono dare vita a incursioni contemporanee e dialoghi inaspettati. Olivo Barbieri riflette sui meccanismi della percezione e della rappresentazione visiva attraverso la Camera degli sposi di Andrea Mantegna, esemplare nell’innovazione della prospettiva. Al contrario, Guido Guidi guarda ai paesaggi minimi, mettendo in risalto i dettagli trascurabili della quotidianità. Silvia Camporesi torna nei luoghi della sua infanzia, che privati della presenza umana assumono un’atmosfera metafisica e straniante, come nei centri storici umbri di George Tatge. Anche Allegra Martin affronta lo stesso tema, concentrandosi però sui luoghi della cultura milanese, che senza pubblico e attori perdono completamente di senso.
Francesco Jodice continua il percorso della mostra con una riflessione più astratta e concettuale, attraverso un reportage sulle architetture italiane più emblematiche, ma usando solo immagini satellitari. Mario Cresci pensa a rimandi e analogie tra il micro mondo della sua casa di Bergamo e la città deserta che lo circonda. Antonio Biasiucci fotografa ceppi di alberi che richiamano forme antropomorfe e spostano la riflessione sulla circolarità del tempo. Paola De Pietri racconta in maniera onirica l’Adriatico da due latitudini diverse, quella di Rimini e quella di Venezia; Walter Niedermayr porta l’attenzione a celebri paesaggi montani, ormai svuotati dall’assalto dei turisti. Anche Andrea Jemolo visita i luoghi simbolo di Roma, resi deserti dalla pandemia, mentre Ilaria Ferretti va nei centri storici colpiti dal terremoto del 2016, dove il tempo sembra manifestarsi solo attraverso la luce e la natura. Come affermano i curatori, questi lavori non cadono mai nello stereotipo perché sono “racconti parziali, soggettivi, che ci introducono a nuovi punti di vista, modificando le consuete poetiche di narrazione dello spazio fisico”.
Italia in attesa fa parte di un progetto fotografico più ampio, 2020FermoImmagine, ideato e organizzato dal Mibact, con il coordinamento della Direzione generale creatività contemporanea.
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