Nonostante la Polonia faccia parte dell’Unione europea, dal 2015 il governo del partito ultraconservatore Diritto e giustizia (Prawo i Sprawiedliwość, PiS) ha perseguito una serie di politiche autoritarie in diversi ambiti della società.
Dai migranti al sistema giudiziario e alla privacy, fino ai diritti delle persone lgbt+ e delle donne, il paese è attraversato da continue tensioni politiche e sociali che periodicamente sfociano in manifestazioni e scontri con la polizia.
Non è strano quindi che proprio in Polonia sia nato The archive of public protests (App), una piattaforma che si è sviluppata intorno a un gruppo di fotografe e fotografi polacchi che vogliono creare un archivio, appunto, in grado di raccogliere le tracce visive dell’attivismo e di tutte quelle iniziative che si oppongono alle aggressioni nei confronti dei sistemi democratici e alle violazioni dei diritti umani.
L’archivio non si comporta come un’agenzia fotogiornalistica in cui le foto di attualità trovano la loro ragion d’essere nella pubblicazione sui giornali e sui siti di informazione. L’obiettivo è di diventare uno strumento di studio degli aspetti visivi e performativi della protesta, al servizio di ricercatori, artisti e attivisti. Gli autori coinvolti finora sono: Michał Adamski, Marta Bogdańska, Karolina Gembara, Łukasz Głowala, Marcin Kruk, Agata Kubis, Michalina Kuczyńska, Adam Lach, Alicja Lesiak, Rafał Milach, Joanna Musiał, Chris Niedenthal, Wojtek Radwański, Bartek Sadowski, Karolina Sobel, Paweł Starzec, Grzegorz Wełnicki e Dawid Zieliński.
Il progetto sarà esposto nei Chiostri di San Pietro a Reggio Emilia, dal 28 aprile all’11 giugno, in occasione del festival Fotografia europea. Sarà anche al centro di un incontro previsto il 29 aprile, sempre nei Chiostri.
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