Le autorità di Hong Kong hanno attaccato la categoria dei collaboratori domestici, per lo più immigrati asiatici, accusandoli di aver abusato del prolungamento da due settimane a un mese del periodo concesso per trovare un nuovo impiego e non essere espulsi quando si decide di interrompere un contratto. Il limite di due settimane, scrive Asia Sentinel, è da tempo criticato come un modo per impedire ai lavoratori, spesso sottopagati e maltrattati, di lasciare l’impiego. Ma con le frontiere chiuse e la carenza di manodopera, chi si trovava a Hong Kong ha potuto cambiare lavoro con più frequenza.
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Questo articolo è uscito sul numero 1437 di Internazionale, a pagina 31. Compra questo numero | Abbonati