Saga multigenerazionale sulle profonde ferite della shoah, ancora aperte nell’Europa contemporanea, Quel giorno tu sarai è un altro appassionato e personale progetto del regista Kornél Mundruczó e della sceneggiatrice Kata Wéber, i coniugi che l’anno scorso sono arrivati alla nomination all’Oscar con Pieces of a woman. Strutturato in tre atti apparentemente slegati e con dialoghi in più lingue, questo film è decisamente più sperimentale, ma è realizzato con stile, è emozionante e a tratti anche sorprendentemente caloroso e divertente. La prima parte, la più cupa ed estraniante, è ambientata nella Auschwitz appena “liberata” dall’armata rossa, dove viene trovata una bambina abbandonata, Eva. Poi, nell’atto più intimo e commovente, si passa nella Budapest moderna: Eva, ora anziana e sull’orlo della demenza, discute aspramente con la figlia Lena sulla complessa eredità ebraica della famiglia a confronto con lo strisciante antisemitismo che dilaga nell’Europa centrale. Nell’ultimo capitolo, formalmente il più convenzionale e forse quello drammaticamente più debole, anche il figlio di Lena, adolescente a Berlino, è costretto a confrontarsi con le sue origini, ma intravede la speranza di un futuro più libero.
Stephen Dalton, The Hollywood Reporter
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Questo articolo è uscito sul numero 1445 di Internazionale, a pagina 78. Compra questo numero | Abbonati