“I rapporti diplomatici tra Mali e Francia sono entrati in una zona di turbolenze”, scrive il sito Sahel Tribune. Il 31 gennaio la giunta militare al potere a Bamako ha annunciato l’espulsione dell’ambasciatore francese, Joël Meyer, per i commenti “ostili e oltraggiosi” di Parigi. Il ministro degli esteri francese Jean-Yves Le Drian aveva detto che il governo militare maliano è “illegittimo e prende decisioni irresponsabili”. Le tensioni si accumulavano da settimane, in particolare dopo che Bamako aveva annunciato di voler aspettare cinque anni per organizzare le elezioni e aveva accolto sul suo territorio i mercenari della compagnia privata russa Wagner. In Mali, invece, cresce l’insofferenza per la presenza militare francese. Il 31 gennaio nel vicino Burkina Faso il colonnello Paul-Henri Sandaogo Damiba, autore del golpe del 24 gennaio, si è proclamato presidente e ha ripristinato la costituzione. L’Unione africana e la Comunità economica degli stati dell’Africa occidentale hanno sospeso il paese.
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Questo articolo è uscito sul numero 1446 di Internazionale, a pagina 21. Compra questo numero | Abbonati