Bertram Turpa, agente dei servizi segreti britannici, torna a Madrid per chiedere a Tomás Nevinson di rintracciare la donna che ha partecipato agli attentati dell’Hipercor a Barcellona e a quelli di Saragozza, compiuti dall’Eta. Gli mostra le fotografie di tre donne, Tomás deve identificare e uccidere la colpevole. Si presenta un importante dilemma morale: uccidere o non uccidere? La domanda che Tomás si pone è se ha senso sprecare tempo, denaro ed energie per cercare quella persona dopo anni, “una donna che potrebbe essersi ritirata da ogni attività terroristica, che potrebbe avere figli piccoli, e che ha vissuto una vita tranquilla per anni”. Gli attentati risalgono al 1987, e nel presente del romanzo siamo nel 1997. Nevinson è un uomo tormentato dai dubbi, che lo hanno perseguitato per tutta la sua vita travagliata. Per scoprire quale delle tre donne potrebbe essere la colpevole, si trasferisce in un appartamento in una città del nord che decide di chiamare Ruán, un nome che evoca Rouen ed è forse Pamplona, con la sua nebbia e le sue campane. La narrazione è un continuo crescendo. La donna più in evidenza – in un romanzo che è un omaggio alle donne – è Inés Marzán. Si avanza di ipotesi in ipotesi, in un pensiero incessante, accompagnato, tra le altre letture, da Shakespeare, da personaggi singolari, da riflessioni interessanti di un osservatore intelligente e di un brontolone divertente.
J.A. Masoliver Ródenas, La Vanguardia

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Questo articolo è uscito sul numero 1447 di Internazionale, a pagina 78. Compra questo numero | Abbonati