Non è un fiume è lungo poco più di cento pagine, ma l’esperienza di lettura è come quella di un romanzo che si estende in profondità, dove la trama principale coesiste con un’altra serie di sottotrame, di storie dentro le storie. La prima scena stabilisce il tema e circoscrive lo spazio del romanzo. Enero King, Tilo e il Negro stanno pescando nel fiume. Incontrano una resistenza che mette alla prova la loro forza. Da un lato, i corpi instabili sulla barca, dall’altro la grande razza che fa del suo meglio per rimanere attaccata al fondo. La tensione della storia sta in quella curva disegnata dalla linea quasi invisibile che va dal corpo di Enero a quello del pesce, attraversata da un sole accecante. Selva Almada mostra la forza, la natura, la lotta, la violenza e un silenzio che è rotto dal fuoco di un’arma. Tre colpi. Il sangue della bestia scorre e si fonde con l’acqua del fiume, i corpi trovano sollievo e comincia il romanzo di questi tre sconosciuti che vivono in un villaggio sul lato del continente e vanno a pescare sulle spiagge di un’isola. Selva Almada è una delle voci che ha ormai un timbro proprio nella letteratura argentina e a questo punto, per situarla come scrittrice, i riferimenti al gotico di autori del sud degli Stati Uniti come Faulkner, O’Connor o McCullers sono superflui.
María ElviraWoinilowicz, Página12
Bertram Turpa, agente dei servizi segreti britannici, torna a Madrid per chiedere a Tomás Nevinson di rintracciare la donna che ha partecipato agli attentati dell’Hipercor a Barcellona e a quelli di Saragozza, compiuti dall’Eta. Gli mostra le fotografie di tre donne, Tomás deve identificare e uccidere la colpevole. Si presenta un importante dilemma morale: uccidere o non uccidere? La domanda che Tomás si pone è se ha senso sprecare tempo, denaro ed energie per cercare quella persona dopo anni, “una donna che potrebbe essersi ritirata da ogni attività terroristica, che potrebbe avere figli piccoli, e che ha vissuto una vita tranquilla per anni”. Gli attentati risalgono al 1987, e nel presente del romanzo siamo nel 1997. Nevinson è un uomo tormentato dai dubbi, che lo hanno perseguitato per tutta la sua vita travagliata. Per scoprire quale delle tre donne potrebbe essere la colpevole, si trasferisce in un appartamento in una città del nord che decide di chiamare Ruán, un nome che evoca Rouen ed è forse Pamplona, con la sua nebbia e le sue campane. La narrazione è un continuo crescendo. La donna più in evidenza – in un romanzo che è un omaggio alle donne – è Inés Marzán. Si avanza di ipotesi in ipotesi, in un pensiero incessante, accompagnato, tra le altre letture, da Shakespeare, da personaggi singolari, da riflessioni interessanti di un osservatore intelligente e di un brontolone divertente.
J.A. Masoliver Ródenas, La Vanguardia
Ancora una volta c’è una donna al centro del nuovo romanzo della scrittrice cilena Isabel Allende. La vita di Violeta del Valle attraversa cento anni consentendole di assistere ai più grandi sconvolgimenti del novecento. Comincia nel 1920 con la cosiddetta febbre spagnola, e arriva alla pandemia del 2020. La febbre spagnola raggiunge le coste del Sudamerica quasi nel momento esatto della sua nascita. Grazie alla chiaroveggenza del padre, la famiglia esce indenne da questa crisi solo per affrontarne una nuova, quando la Grande depressione sconvolge l’elegante vita urbana che Violeta ha conosciuto fino a quel momento. La sua famiglia perderà tutto e sarà costretta a ritirarsi in una regione selvaggia e remota del paese. Lì Violeta diventerà maggiorenne e avrà il suo primo pretendente. In una lettera a una persona che ama più di ogni altra, ricorda devastanti delusioni e appassionate storie d’amore, momenti di povertà e di prosperità, terribili perdite e immense gioie. La sua vita sarà plasmata da alcuni dei grandi eventi della storia: la lotta per i diritti delle donne, l’ascesa e la caduta di regimi tirannici e, infine, non una ma due pandemie. Attraverso gli occhi di una donna con una passione indimenticabile, sostenuta da una forte determinazione e dal senso dell’umorismo, Isabel Allende ancora una volta offre una storia furiosamente ispirata e profondamente commovente.
Paula Conde, Clarín
Julio Baute è seduto nella portineria dell’ospedale psichiatrico e guarda la tv. Il lavoro gli dà la sensazione di essere ancora utile. D’altra parte, ha il compito di assicurarsi che nessuno dei pazienti, alcuni dei quali sono dementi e confusi, possa lasciare l’edificio, e non è sempre all’altezza del compito. Julio ha 95 anni ed è il protagonista occulto del romanzo. Tanti personaggi entrano ed escono da Arcipelago in un arco di 96 anni, dal 2015 all’anno di nascita di Julio Baute, il 1919. Ma il centro di gravità è il vecchio Julio. Il romanzo è ambientato a Tenerife, dove Mahlke, nata ad Amburgo nel 1977, ha trascorso molto tempo. Si apre in una bella giornata di luglio del 2015. Ana Baute Marrero, segretaria di stato del partito conservatore e figlia di Julio Baute, si prepara a visitare una mostra d’arte con il marito Felipe Bernadotte Gonzalez e la figlia Rosa. Felipe è l’ultimo rampollo alcolizzato e disilluso di una gloriosa famiglia che ha plasmato le fortune dell’isola. I Baute e i Bernadotte sono mostrati a posteriori come antipodi politici nel corso dei decenni. Il problema del r0manzo è la sua costruzione. Mahlke racconta la storia cronologicamente all’indietro, creando troppi vincoli formali.
Christoph Schröder, Süddeutsche Zeitung
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