Un uomo esce dal lavoro, va a prendere la moglie, recupera i figli a scuola, passa dalla madre, mangia in un fast food e torna a casa. Poi si sveglia alle tre di notte per andare a uccidere un condannato a morte. Il film in quattro episodi dell’iraniano Mohammad Rasoulof (Orso d’oro a Berlino nel 2020) s’interroga sulla responsabilità individuale di fronte alla pena di morte (ampiamente praticata in Iran). Un boia può essere un buon padre di famiglia? Dorme bene la notte? Cosa si è pronti a sacrificare per evitare di dover uccidere qualcuno? Il male non esiste si concentra sulla pena di morte, ma anche sulle scelte di obbedienza o disobbedienza, con i loro costi. Più che al regime iraniano, che da anni, in varie forme, perseguita Rasoulof, si rivolge alla sua popolazione, costantemente esposta al dilemma del possibile compromesso. La divisione in episodi consente al regista di spaziare in tutto il paese, dai vicoli del centro di Teheran alle foreste del nord. Luoghi ritratti magnificamente nonostante la difficoltà di lavorare in semiclandestinità.
Pierre Alonso, Libération
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Questo articolo è uscito sul numero 1451 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati