L’ultimo album del duo di Atlanta prende forma da viaggi che conducono l’ascoltatore in un paesaggio cupo, lungo un’autostrada statunitense, senza alcuna destinazione se non un’intangibile sensazione di libertà. Se nei precedenti lavori Mattiel Brown e Jonah Swilley hanno portato avanti un processo creativo come due menti separate, stavolta esplorano la possibilità di essere un’unica entità. Il risultato è una serie di canzoni coese, sperimentali e ricche di riferimenti. Il dna dei Mattiel è radicato nel rock degli anni sessanta, ma la band si avventura anche in territori più folk, blues e indie, pensando alle Haim e ai Kills, come nel singolo Jeff Goldblum. La voce di Mattiel Brown emula perfino il tono enigmatico di Mark Lanegan in Subterranean shut-in blues, lasciando intendere la voglia di provare nuove strade. Un elemento comune nei testi è la ricerca di prospettive diverse sul mondo, narrate con sinuosa nonchalance, che cresce con l’avanzare del disco. Mentre il viaggio di Georgia gothic sta per finire, vi sentirete pervasi da un sentimento di pacata redenzione, che arriva direttamente dai finestrini abbassati e dallo stereo a volume alto.
T. D. Kelly, Loud and Quiet
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Questo articolo è uscito sul numero 1453 di Internazionale, a pagina 90. Compra questo numero | Abbonati