Nonna Tanya stava scrivendo le sue memorie da molti anni. Era una persona riservata, aveva vissuto cose terribili. Suo nipote riceve come dono quelle memorie. È la fine dell’estate 1991, il colpo di stato comunista è fallito e il tempo del riscatto è arrivato, almeno per la “gente d’agosto”, quei russi che ora sperano nella libertà e nella verità. Il protagonista, di cui non conosciamo il nome, è uno di loro e si mette sulle tracce di alcune persone citate nel libro della nonna. Il passato non è finito, spinge per emergere. Il libro di Sergej Lebedev dipinge un quadro scioccante della Russia post-sovietica. Si percepisce quanto profonda dev’essere stata la distruzione della società e degli individui. Eppure manca qualcosa a questo grande romanzo: sembra troppo calcolato, come se tutto partisse da considerazioni politiche che poi dovevano essere rivestite di letteratura. Il romanzo indaga su due fallimenti: l’esperimento sovietico e il tentativo di salvarsi dalla sua opera di distruzione aggrappandosi alla fedeltà personale, alle relazioni familiari, all’amore. Alla fine tutto è inutile, e il narratore scopre che il mondo sovietico del tradimento e del controllo onnipresente è tornato.
Stephan Speicher, Die Zeit
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Questo articolo è uscito sul numero 1456 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati