Tim Roth interpreta Neil, un londinese di mezza età apparentemente in vacanza ad Acapulco con moglie e figli. Piccolo spoiler: in realtà si tratta della sorella e dei suoi nipoti. Quando una telefonata li avverte che la loro madre sta per morire, corrono tutti all’aeroporto, ma all’ultimo Neil dice di aver perso il passaporto e rimane in Messico. Promette di seguirli, ma in realtà torna in città, prende una stanza in un hotel economico e comincia a indugiare in un languido stato di ozio. Le sue motivazioni sono sconosciute. Quando la sorella riesce a parlargli, Neil è sfuggente. Non dà spiegazioni né dà l’impressione di voler fare qualcosa che non sia aspettare il momento per bere un’altra birretta. Per qualcuno l’indolenza di Neil potrebbe sembrare esasperante, ma è buffo vedere qualcuno così ostinato a non voler fare nulla, e anche un film così ostinato nel mostrarcelo. Alla fine il mistero che avvolge Neil sarà spiegato ma non sarebbe giusto anticipare qualcosa, visto che uno dei piaceri maggiori di Sundown è che risulta impossibile capire dove andrà a parare. Si può dire invece che alcuni temi che sicuramente interessano Michel Franco sono la violenza, le inquietudini sociali, il rapporto con le autorità. E senz’altro il regista di Nuevo orden è preoccupato dell’abisso che divide ricchi e poveri.
Nicholas Barber, IndieWire
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Questo articolo è uscito sul numero 1456 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati