L’esercito turco, che il 17 aprile ha lanciato un’offensiva contro le basi del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) nel nord dell’Iraq, ha compiuto una serie di raid anche sulle zone controllate dai curdi nel nordest della Siria, riferisce l’agenzia di stampa filocurda Anha. Il 20 aprile un drone turco ha ucciso alla periferia di Kobane tre combattenti delle Unità femminili di difesa (Ypj). Due giorni dopo quattro colpi di artiglieria sparati dal lato turco del confine hanno ferito due civili nella stessa città siriana a maggioranza curda. Nel corso della settimana l’esercito turco ha attaccato anche varie postazioni controllate dalle Forze democratiche siriane, una coalizione guidata dai curdi, in altre zone della Siria. Almeno sei persone sono state uccise e dieci ferite, secondo il Rojava information centre. “Per Ankara i combattenti siriani sostenuti dagli Stati Uniti sono legati al Pkk, il gruppo militante di sinistra con base nelle montagne del nord del vicino Iraq”, spiega il sito Al Monitor. “I due gruppi condividono un’ideologia, anche se le fazioni siriane ribadiscono di non rappresentare una minaccia per la Turchia e hanno preso le distanze dalla causa del Pkk. Gli Stati Uniti hanno negoziato nel 2019 una tregua per fermare gli attacchi turchi contro i combattenti siriani guidati dai curdi”. Nella foto: durante l’offensiva turca nel nord dell’Iraq , 19 aprile 2022.
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Questo articolo è uscito sul numero 1458 di Internazionale, a pagina 33. Compra questo numero | Abbonati