Ci sono quartieri squallidi adiacenti a grandi complessi residenziali. C’è una figlia che evita di fare a sua madre le domande che la farebbero vergognare di tutta la sua vita. C’è un’adolescente sovrappeso che soffre l’indifferenza del ragazzo di cui è innamorata. Ci sono anche i freaks, e ci sono ragazze escluse dalle feste migliori, che invidiano la mancanza di libertà delle più belle, che sono gelose dei loro uomini ma finiscono per cavalcare nude su di loro come cavalieri che corrono sul mondo per distruggerlo. In Sacrifici umani c’è tutto questo: situazioni che María Fernanda Ampuero illustra con la certezza che tutti possiamo diventare, prima o poi, il demone dell’altro. E quella violenza segna le nostre vite: genera odio, disuguaglianza, abuso, morte. Ma la letteratura può creare anche forme di bellezza selvaggia, che possono servire come consolazione o esorcismo. Questi dodici racconti sono basati sul terrore quotidiano e associati alla violenza di genere. Si pensa sempre agli aztechi o agli incas, ma anche il sistema capitalista esige sacrifici umani.
Clarín
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Questo articolo è uscito sul numero 1458 di Internazionale, a pagina 98. Compra questo numero | Abbonati