“Il 25 aprile le autorità cinesi hanno deciso di sottoporre al test per il covid-19 gli abitanti di Pechino”, scrive il Wall Street Journal. La misura è stata presa in seguito alla scoperta di poche decine di nuovi contagi. I test sono partiti dal quartiere di Chaoyang, il più popoloso della metropoli e sede di ambasciate e multinazionali straniere, dove in una settimana 3,7 milioni di persone faranno un tampone tre volte. Non sono state ancora decise restrizioni severe come quelle che hanno riguardato Shanghai, ma intanto in un’area di circa 6,5 chilometri quadrati è stata imposta la chiusura delle attività d’intrattenimento. I test saranno gradualmente estesi agli altri quartieri. Intanto alcuni cittadini hanno preso d’assalto i supermercati per fare scorte di prodotti alimentari e di altri beni essenziali, temendo di dover restare chiusi in casa come a Shanghai. “Nella capitale cinese i contagi sono ancora bassi”, aggiunge il quotidiano statunitense, “ma la velocità con cui sono cresciuti a Shanghai dimostra quanto l’elevata contagiosità della variante omicron del sars-cov-2 possa mettere in difficoltà la politica dello ‘zero covid’, che prevede l’isolamento e test a tappeto appena compare un focolaio”. Il 25 aprile a Shanghai i contagi erano scesi a 19.455, secondo i dati forniti dal governo. Ma dopo quattro settimane di lockdown, test di massa e quarantene, le nuove infezioni in città erano cento volte quelle registrate nella regione vicina più colpita dal covid-19, la provincia di Jilin. ◆
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it
Questo articolo è uscito sul numero 1458 di Internazionale, a pagina 38. Compra questo numero | Abbonati