Che piacere leggere un romanzo di un autore che non dimentica che il pubblico legge i romanzi soprattutto per divertirsi. Trio è un libro comico, eppure riconosce che la vita non è necessariamente buffa per coloro che la vivono. La storia è ambientata nel 1968, l’anno delle rivolte di maggio a Parigi, della protesta contro la guerra in Vietnam, degli assassinii di Martin Luther King e Robert Kennedy negli Stati Uniti, un periodo di liberazione sessuale che includeva la legalizzazione dell’omosessualità nel Regno Unito. Questi fatti servono soprattutto come sfondo alla storia, che racconta la realizzazione, a Brighton, di un film dal titolo inverosimile. Il trio del titolo vi è coinvolto. Talbot Kydd è il produttore, un veterano del settore, sessant’anni o giù di lì, con un buon curriculum alle spalle, sposato, padre e omosessuale non dichiarato. Anny Viklund è la star del film: giovane, bella, americana, con un ex marito terrorista rinchiuso, o almeno lei così pensa, in una prigione statunitense, e un amante filosofo radicale francese; ora ha anche una relazione con l’altro protagonista del film, un cantante pop originario di Swindon. Infine Elfrida Wing: una scrittrice che soffre del blocco creativo e pesantemente alcolista, sposata con il regista del film, Reggie (che si fa chiamare Rodrigo, essendo di moda i film in lingua straniera). Boyd si è prefisso il compito di esplorare tre vite legate da circostanze fortuite, includendole in una narrazione coerente. È un gioco di prestigio ben riuscito.
Allan Massie, The Scotsman
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Questo articolo è uscito sul numero 1460 di Internazionale, a pagina 94. Compra questo numero | Abbonati