Youri, sedici anni, sogna di diventare astronauta. Forse perché è cresciuto al Gagarine, complesso residenziale di mattoni rossi a Ivry-sur-Seine, inaugurato dal cosmonauta russo nel 1963. Ma questa enorme struttura nella periferia parigina sarà demolita e per il ragazzo diventa una navicella spaziale da portare in salvo a ogni costo. Per il loro primo lungometraggio, Fanny Liatard e Jérémy Trouilh hanno trovato un modo sorprendente di rappresentare la banlieue con un’estetica che trasferisce in uno spazio poetico questo racconto di resistenza urbana. I registi mostrano l’edificio come un organismo vivente: la solidarietà scorre da un piano all’altro, da una scala all’altra, tra residenti di ogni età e origine. Più Youri si ostina a non abbandonare il palazzo e il suo sogno, più la messa in scena si allontana dalla realtà e diventa il riflesso della fede assoluta del ragazzo nella sua periferia “celeste”. E con loro vola via anche il luogo comune di una gioventù immobile e pigra che vive tra le mura dei grandi palazzoni di periferia.
Guillemette Odicino, Télérama
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Questo articolo è uscito sul numero 1461 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati