Questo album toccante e appassionato è stato registrato nello studio di Levon Helm il 3 giugno del 2011. È la testimonianza dell’incontro tra due vecchi amici, il cui rapporto risale a quando nel 1976 The Band fece il suo concerto d’addio The last waltz (che fu ripreso da Martin Scorsese) chiudendolo con gli Staples Singers come ospiti. È anche una delle ultime performance di Helm, che sarebbe morto il 19 aprile 2012. Ma quello che lo rende veramente speciale è la dinamica tra i due artisti, sottolineata già dalla scelta del repertorio tra gospel, soul, rhythm’n’blues e folk: ci sono grandi standard, un classico di Bob Dylan (Gotta serve somebody) e la prevedibile, necessaria The weight della Band, tutto con alle spalle musicisti trascinanti. Fermezza e riscatto sono i sentimenti cardine di tutto lo show: quando Mavis scaglia l’appassionato appello per la giustizia e l’umanità di This is my country di Curtis Mayfield, il suo diventa un veemente atto d’accusa contro il disordine e le tragedie che infestano gli Stati Uniti di oggi. Carry me home ha un fortissimo impatto nel ricordarci l’irresistibile potenza che può nascere da una canzone e una spiritualità condivise. È un documento straordinario, che raggiunge tutti gli obiettivi implicitamente annunciati dal suo stesso titolo: portami a casa. E rende il passato presente con intensità e determinazione.
Lee Zimmerman, American Songwriter
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Questo articolo è uscito sul numero 1463 di Internazionale, a pagina 102. Compra questo numero | Abbonati