Il film riprende in parte la ricetta che quattro anni fa aveva fruttato a Lukas Dhont la Caméra d’or per Girl: il dramma delle differenze di genere e di orientamento sessuale visto dal punto di vista dei bambini. In questo caso due ragazzini inseparabili che stanno inconsapevolmente vivendo le loro prime emozioni amorose (sublime il non detto che caratterizza l’inizio del film) e che saranno separati dalla peggiore delle tragedie. Ma dove Girl restituiva le sofferenze fisiche della protagonista in modo piuttosto crudo, Close al contrario è un film di un pudore toccante. Tutto rimane sulla superficie dei volti, capaci di rivelare e di nascondere nell’istante di uno sguardo. Dopo un inizio magnifico il film diventa quasi programmatico, rappresentando i condizionamenti della mascolinità attraverso lo sport e la repressione del desiderio omosessuale.
Bruno Deruisseau, Les Inrockuptibles
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Questo articolo è uscito sul numero 1463 di Internazionale, a pagina 95. Compra questo numero | Abbonati