“È ora di smettere di scappare da me stesso” afferma Obongjayar nel brano che dà il titolo al suo debutto. Risuona come un mantra, nel mondo in technicolor in cui lui è al centro. Finora il musicista londinese di origini nigeriane, che si chiama Steven Umoh, ha messo insieme una serie di successi grazie a quattro ep e collaborazioni con Little Simz, Pa Salieu e Jeshi. La sua voce passa dai bassi gutturali ai falsetti costruendo un vasto immaginario sonoro. Some nights I dream of doors celebra l’amore e la vita; Try apre il disco riflettendo sulle innumerevoli possibilità dell’infanzia, appunti per sogni e aspettative non realizzati. Message in a hammer è un inno alla resistenza popolare. Con rabbia l’artista denuncia la violenza e l’arroganza della corruzione di stato, riferendosi alla polizia nigeriana. Ma ci sono anche momenti più teneri, come in All the difference, che coglie l’intimità sotto le luci di una cucina, raccontandoci che sono i piccoli gesti a fare la differenza. Obongjayar lascia che la sua arte si esprima in forme diverse, come nei videoclip, che aiutano a entrare nel suo universo, dove le prospettive sono molteplici e ci aiutano a comprendere un po’ di più cosa si nasconde dietro a quelle porte.
Bryony Holdsworth, Diy
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Questo articolo è uscito sul numero 1463 di Internazionale, a pagina 102. Compra questo numero | Abbonati