Un lutto insolito è come un fiume. La storia acquista turbolenza e ritmo mentre scorre attraverso il lettore, si contorce su se stessa finché alla fine la sua torsione emotiva sembra aprirsi a una foce, mentre il dolore che alimenta questa narrazione raggiunge l’accettazione, o forse la resa. Nel mappare l’evoluzione del lutto, il romanzo di Yewande Omotoso si sottrae ai cliché. La figlia di Mojisola, Yinka, si è uccisa. Sotto choc, Mojisola scappa dalla sua casa di Città del Capo e va nell’appartamento di Yinka a Johannesburg, lasciandosi alle spalle il marito Titus, infedele seriale. Si trasferisce tra le rovine della vita della figlia, fa amicizia con l’ex padrona di casa e occasionale spacciatrice Zelda mentre affitta l’appartamento per sé, e cerca di scoprire chi era Yinka e cosa le è successo. Questa ricerca la porta ad addentrarsi in una vita completamente diversa da quella che lei stessa ha vissuto. Naturalmente, l’esperimento non funziona: le tracce lasciate da una persona non corrispondono alla persona stessa, come Mojisola finisce per accettare. E scopre l’inconoscibilità di qualsiasi altra vita, anche quella di sua figlia. Omotoso è brava nel trattare il lutto, il trauma, la perdita. Ma è eccezionale quando parla di dettagli, quando racconta di come anche le persone in preda a emozioni estreme devono comunque lavare i piatti. Un lutto insolito offre ai lettori una consolazione per le imperfezioni con cui tutti dobbiamo fare i conti.
Barney Norris,The Guardian
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Questo articolo è uscito sul numero 1463 di Internazionale, a pagina 96. Compra questo numero | Abbonati