Trust è un romanzo ricco e sfaccettato, giocato sul duplice significato della speculazione, sia come l’accumulo di ricchezza attraverso il mercato azionario, sia come la creazione di storie per definire il passato. Il metodo di Hernan Diaz consiste nel contrapporre interpretazioni contrastanti della vita del finanziere Andrew Bevel, la cui carriera raggiunse l’apice con il crollo del 1929, quando guadagnò centinaia di milioni di dollari. La prima delle quattro sezioni del libro prende la forma di una novella popolare basata sulla vita di Bevel, ritratto come un genio emotivamente represso che portò la moglie alla follia. Segue l’autobiografia incompiuta di Bevel, un resoconto autocelebrativo volto a ripristinare la sua reputazione e a confutare le calunnie sulla moglie Mildred. Una terza sezione è raccontata dalla ghostwriter delle memorie di Bevel, Ida Partenza. Infine, portato alla luce decenni dopo, c’è il diario privato di Mildred. Gran parte di questo eccellente lavoro è vanificato dalla voce conclusiva del diario di Mildred, che di fatto cancella i misteri finemente calibrati del romanzo. Diaz sceglie la spiegazione diretta piuttosto che l’ambiguità, lasciando i lettori con una domanda: quanto può essere bello un libro con un brutto finale?
Sam Sacks, The Wall Street Journal
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Questo articolo è uscito sul numero 1466 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati