◆ Il Giappone punta sulle centrali solari galleggianti. Il paese ha una superficie limitata e la nuova tecnologia permette di non sottrarre terreni all’agricoltura. Ma è ancora immatura: nel 2019 il passaggio di un tifone sul bacino della diga Yamakura ha fatto ammassare i pannelli, che hanno preso fuoco. Secondo Nature, l’idea di usare i bacini idrici è comunque promettente. Creare impianti solari nei bacini che servono centrali idroelettriche permette di sfruttare le reti di distribuzione già esistenti. Inoltre, la produzione idroelettrica risolverebbe il problema dell’intermittenza dell’energia solare.
A livello globale le centrali solari galleggianti sono ancora poco diffuse. Secondo le stime, nel 2020 la capacità installata con pannelli galleggianti era di appena tre gigawatt, rispetto agli oltre settecento dei pannelli terrestri. Montando i pannelli sul 10 per cento dei bacini artificiali legati a centrali idroelettriche si potrebbero produrre quasi quattromila gigawatt di energia solare. Ma ci sono vari aspetti da considerare. A volte i bacini artificiali sono usati anche per altri scopi, tra cui fornire acqua ai terreni agricoli e alle città. Spesso sono importanti aree naturali o turistiche. Anche le condizioni climatiche hanno un ruolo decisivo. Nella provincia cinese dell’Heilongjiang, per esempio, la presenza di ghiaccio in inverno complica la manutenzione dei pannelli. Per questo Pechino sta studiando centrali marine lungo la costa, ma deve risolvere il problema della corrosione causata dal sale.
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Questo articolo è uscito sul numero 1470 di Internazionale, a pagina 106. Compra questo numero | Abbonati