Il 15 luglio la corte di cassazione di Roma ha confermato la sospensione del processo nei confronti dei quattro agenti dei servizi segreti egiziani accusati di aver ucciso Giulio Regeni al Cairo nel 2016. La motivazione è che non è stato possibile notificare le accuse agli imputati, come prevede la legge italiana per mandare avanti un procedimento, perché l’Egitto si è rifiutato di fornire i loro indirizzi. “La decisione porta più di sei anni di indagini condotte dall’Italia a un esito vano”, commenta il sito indipendente egiziano Mada Masr, ricordando che Il Cairo “ha chiuso un’investigazione congiunta con le autorità italiane alla fine del 2020”. L’unico modo per portare avanti il processo è che sia modificata la legge italiana per consentire, in casi eccezionali, di continuare una causa anche senza che gli imputati siano ufficialmente informati delle accuse. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1470 di Internazionale, a pagina 30. Compra questo numero | Abbonati