Ormai solo gli sportivi molto motivati e i feticisti del panorama prendono per buono il vecchio motto degli alpinisti secondo cui l’unica meta è la vetta. Chi va in montagna, infatti, tende a scegliere come obiettivi finali o tappe intermedie i rifugi, soprattutto da quando i gestori si comportano da perfetti padroni di casa e non da re Sole delle Alpi (“Il rifugio sono io”). Lungo l’intero arco alpino ci sono strutture di ogni tipo, che offrono viste su laghi di montagna, cucina biologica o birra di produzione propria, meritatissima dopo la scarpinata d’ordinanza.
1. Blaueishütte Alpi di Berchtesgaden, Germania, 1.680 metri.
Particolarità: caffè alpino e torte fatte in casa.
Salita: due ore, 900 metri di dislivello, difficoltà bassa.
Posti letto: 84, in camere e camerate.
Il rifugio sorge all’ombra del maestoso massiccio dello Hochkalter (2.607 metri), tanto amato dagli arrampicatori alle prime armi, che a sua volta si trova all’ombra dell’ancora più imponente massiccio del Watzmann. All’apparenza la struttura è piuttosto anonima. Ma, in primo luogo, dal 1928 a gestirla è la famiglia Hang. Raphael Hang I, nonno dell’attuale proprietario Raphael Hang III, aveva un vecchio rifugio che fu spazzato via da una valanga all’inizio degli anni cinquanta. In secondo luogo, la madre di Raphael III – un appassionato di caffè – gli ha tramandato le ricette dei suoi dolci. Ogni giorno si possono gustare torte appena fatte (le specialità sono quella di mele e la cheesecake ai semi di papavero) che si sposano alla perfezione con il caffè altoatesino a lunga tostatura.
Escursioni Secondo Regina Hang, che gestisce il rifugio, per percorrere i 900 metri di dislivello dal lago di Hintersee, a valle, basta “il tempo di un caffè”. Anche se le condizioni meteo sono instabili, un escursionista allenato non ci mette più di un’ora e mezza. Dopo una tazza di caffè e una fetta di torta si può salire ancora, per raccogliere la sfida dei tanti sentieri, per fare arrampicata sui massi (bouldering) o per affrontare lo Hochkalter. In vetta però si arriva solo affrontando un’arrampicata (secondo grado di difficoltà).
Da non dimenticare: l’appetito.
Aperto: dal 21 maggio al 10 ottobre circa (blaueishuette.de).
2. Prinz-Luitpold-Haus Alpi dell’Algovia, Germania, 1.846 metri.
Particolarità: cucina biologica.
Salita: dalle due ore e mezza alle tre ore, 800 metri di dislivello, difficoltà bassa.
Posti letto: 160, in camere e camerate.
Su uno strapiombo sorge uno splendido edificio in pietra con due terrazze panoramiche. Da quella esposta a sud si vedono le montagne della Fuchskarspitze e dello Hochvogel, mentre da quella a nord la vista si apre fino alla montagna del Nebelhorn. Alle spalle del rifugio c’è un laghetto. Il gestore, Christoph Erd, viene da una fattoria biologica dell’Algovia ed è cuoco di professione. Convinto sostenitore di un’alimentazione sostenibile, nel 2021 ha fatto certificare la sua cucina come biologica: uova, carne e formaggi sono tutti della regione. Ai fornelli c’è lui, che prepara piatti come il Kaiserschmarrn (una frittata dolce), i Kässpatzen (gnocchetti di formaggio) e l’hamburger di Leberkäse (un pasticcio pressato a base di carne). Visto che con la pandemia gli ospiti non vogliono più stare nelle camerate, Erd ha deciso di ridurre i posti letto da 270 a 160.
Escursioni Partendo dal parcheggio Säge a Hinterstein si può raggiungere in pullman o in bici la locanda di montagna Giebelhaus, da cui parte un sentiero che attraversa la meravigliosa valle di Bärgündle, con il suo torrente. Anche se ci vuole mezz’ora in più, Erd raccomanda il sentiero che passa per il rifugio Pointhütte e per Gries, perché si attraversano bei prati fioriti. Il sentiero più corto, invece, gira un po’ prima e passa per magnifici alpeggi. L’escursione più bella che si può fare partendo dal rifugio porta sullo Hochvogel, che per la sua forma è chiamato il Cervino dell’Algovia. L’escursione comprende alcune vie ferrate, che si possono fare anche con i bambini, purché esperti.
Da non dimenticare: vicino al rifugio ci sono delle palestre di roccia.
Aperto: dal 4 giugno al 9 ottobre circa (prinz-luitpoldhaus.de).
3. Franz-Fischer-Hütte Monti Tauri, Austria, duemila metri.
Particolarità: cucina vegana.
Salita: tre ore, 500 metri di dislivello, difficoltà medio-bassa.
Posti letto: 34, in camere da quattro o sei persone e in una camerata da dodici.
Questo rifugio moderno in legno, costruito nel 2013, ha ricevuto il bollino verde austriaco perché produce elettricità con i suoi pannelli solari e ha un impianto di depurazione. A gestirlo è Evelyn Matejka, che da due anni offre una cucina interamente vegana. Dopo aver storto il naso per la mancanza di cotolette, la maggior parte degli ospiti resta positivamente sorpresa dai canederli di fagioli, dagli sformati di verdure e dal curry dei Tauri. Le ricette sono state raccolte in un libro. Matejka e il suo compagno, l’altoatesino Tom Burger, hanno dedicato il rifugio allo yoga e al relax, più che alle feste: il progetto è piaciuto tanto che quest’estate il rifugio è stato quasi sempre al completo nei fine settimana.
Escursioni Secondo Tom Burger il sentiero più bello sale dall’alpe di Schlierer fino agli splendidi laghi di Esser – in cui alcuni coraggiosi d’estate fanno il bagno – passando per l’alpe di Jakob e l’alta via dei monti Tauri. Per un’escursione bella ma impegnativa, si può prendere il sentiero ad anello di Mosermandl: si sale fino alla cresta meridionale per poi proseguire in direzione nord, tornando al rifugio in cinque ore. Lungo il percorso si possono avvistare camosci, aquile reali e stambecchi.
Da non dimenticare: dalle docce nel sottotetto si vedono le montagne.
Aperto: dal 15 giugno al 2 ottobre circa (franzfischer-huette.at).
4. Rifugio Rojacherhütte Gruppo del Goldberg, Austria, 2.718 metri.
Particolarità: microrifugio in un’ex zona mineraria.
Salita: tre ore, 1.150 metri di dislivello, difficoltà alta.
Posti letto: dieci, in camerata.
Si sente dire spesso che questo minuscolo rifugio – appena trenta metri quadrati, dieci posti letto e il gabinetto in uno stanzino esterno –, aperto nel 1899 e tutto rivestito in legno, è il più piccolo delle Alpi e, almeno finora, nessun altro ha provato a rivendicare il titolo. Situato a 2.718 metri sul versante roccioso dello Hoher Sonnblick (3.106 metri), prende il nome da Ignaz Rojacher, un minatore della zona che diventò imprenditore e che alla fine dell’ottocento fece vivere il suo ultimo periodo di gloria all’attività estrattiva sui monti Goldberg (il cui nome significa esattamente “montagne d’oro”). A chi dovesse sentirsi troppo stretto basterà salire altri quattrocento metri per raggiungere la vetta, dove sorge il grande rifugio Zittelhaus.
Escursioni Istruttive e decisamente d’alta montagna. Dal fondovalle di Kolm-Saigurn (1.598 m) il Tauerngoldweg (sentiero dorato dei Tauri) porta ai resti di vecchie miniere e dopo la tappa storica si prosegue lungo il cosiddetto sentiero del ghiacciaio (Gletscherweg), con tanto di pannelli informativi che spiegano come anche i ghiacciai si siano lasciati alle spalle da un pezzo gli anni d’oro. Segue una zona rocciosa fino al rifugio di Rojach, dal quale si prosegue lungo una cresta piuttosto esposta fino a raggiungere la vetta con il rifugio Zittelhaus e un famoso osservatorio aperto nel 1886 (è possibile visitarlo su prenotazione).
Da non dimenticare: non adatto a chi soffre di vertigini; portarsi un binocolo.
Aperto: dal 17 giugno fino alla fine di settembre (alpenverein.at/rojacherhuette).
5. Olpererhütte Alpi della Zillertal, Austria, 2.389 metri.
Particolarità: località da Instagram.
Salita: un’ora e mezza, 600 metri di dislivello, difficoltà media.
Posti letto: sessanta, in camere da quattro o otto persone.
Ristrutturato nel 2007, l’Olpererhütte eccelle da ogni punto di vista, tanto più a questa quota, tra lunghe escursioni, palestre di roccia e vette impegnative, prima tra tutte quella da cui prende il nome, l’Olperer (3.476 metri). Il rifugio ha una terrazza panoramica esposta a sud dalla quale, una volta seduti, si rischia di non volersi più alzare. L’attrazione principale è un ponte sospeso, dall’aspetto in realtà piuttosto modesto, che sorge proprio accanto al rifugio e che, se fotografato dalla prospettiva giusta con il lago artificiale Schlegeis sullo sfondo, risulta talmente spettacolare da spingere gli utenti di Instagram a pestarsi i piedi (e meno male che indossano scarpe da ginnastica e non le ciabattine infradito).
Escursioni Dal lago artificiale di Schlegeis fino al rifugio sale un sentiero piuttosto facile, di pendenza regolare e contornato di rododendri rossi. Chi ambisce a qualcosa di più di un selfie sul ponte sospeso e di un drink sulla terrazza panoramica può affrontare la vetta dell’Olperer, che però richiede l’attrezzatura completa per le escursioni ad alta quota e prevede anche un passaggio di arrampicata di secondo grado di difficoltà sulla cresta sudorientale. Anche la vetta merita una foto su Instagram.
Da non dimenticare: telefono e macchina fotografica.
Aperto: fino al 9 ottobre circa (olpererhuette.de).
6. Rifugio Hohenzollernhaus Monti Nauderer, Austria, 2.123 metri.
Particolarità: rifugio adatto ai bambini su un lago alpino pop-up.
Salita: due ore, 500 metri di dislivello, difficoltà bassa.
Posti letto: 50, in camere e camerate.
Nell’estate 2019, non lontano dal rifugio Hohenzollernhaus, circondato da pini cembri, a 2.200 metri di altezza si è staccata una frana di dimensioni considerevoli. Poteva essere una catastrofe, invece è stata un colpo di fortuna: la frana infatti ha portato alla formazione di un lago alpino dalle luccicanti acque turchesi, talmente fotogenico da attirare frotte di curiosi. “I laghi piacciono sempre. Per noi è un valore aggiunto”, afferma il gestore della Hohenzollernhaus Josef Waldner, contentissimo che non abbiano fatto immediatamente defluire le acque di questo lago pop-up. Il suo rifugio merita comunque una visita, a prescindere dal laghetto: ha ricevuto le certificazioni del Club alpino austriaco per la buona cucina e per il suo essere adatto ai bambini. Nelle vicinanze ci sono una cascata, un parco giochi e delle falesie dove fare arrampicata. Anche l’arrosto di cervo e il Kaiserschmarrn non sono per niente male.
Escursioni Dal parcheggio Wildmoos (la gente del posto si addentra ancora di più nella valle per parcheggiare, ma del resto è del posto…) si segue un sentiero nel bosco un po’ monotono, ma lungo il quale nella stagione giusta si trovano i funghi porcini. La montagna più conosciuta e più bella che si può raggiungere dal rifugio è il Glockturm, 3.353 metri, però a causa del firn, la neve compatta, e delle rocce su cui bisogna inerpicarsi arrivare in vetta è tutt’altro che un gioco da ragazzi.
Da non dimenticare: adatto ai bambini.
Aperto: dal 26 maggio al 2 ottobre circa (hohenzollernhaus.at).
7. Rifugio Calciati al Tribulaun Alpi dello Stubai, Italia, 2.369 metri.
Particolarità: la montagna che si specchia nel lago.
Salita: due ore e quaranta minuti, 900 metri di dislivello, difficoltà medio-alta.
Posti letto: 32, suddivisi in camere da otto, quattro, tre e due persone.
L’edificio degli anni sessanta con il tetto a uno spiovente, completamente ristrutturato nel 2015, sorge proprio sul lago Sandes, dove oltre al rifugio si specchia il Tribulaun di Fleres, la vetta che contraddistingue la zona, una montagna fatta di dolomia, un tipo di roccia piuttosto esotico per la catena alpina principale. Daniela Eisendle e suo marito Fabrizio Ballerini gestiscono questo confortevole rifugio alpino da ventidue anni. Eisendle si occupa della cucina. Prepara piatti altoatesini e italiani: Schlutzkrapfen fatti in casa (ravioli altoatesini a forma di mezzaluna ripieni di ricotta e spinaci), Kasknödel (canederli al formaggio), vari piatti di pasta e poi naturalmente la torta di grano saraceno e quella alle mele e semi di papavero.
Escursioni Per la salita più breve e semplice (il sentiero numero 8) ci vogliono due ore e mezzo. Da Sasso, in val di Fleres, il percorso si dipana a zigzag prima nel bosco e poi lungo ripidi alpeggi verdeggianti fino ad arrivare al rifugio, dal quale il giorno dopo si può fare un’escursione di un’ora e mezzo fino al rifugio Tribulaun in Austria o, ancora più bella, al rifugio Cremona, passando per la dorsale del Dente alto e sotto la vetta della Parete bianca. Il sentiero è adatto a chi non soffre di vertigini ed è sicuro sulle sue gambe. Volendo fare una deviazione c’è la Parete bianca (3.016 metri), piuttosto facile da scalare. Dal rifugio Cremona, seguendo il sentiero numero 6, si torna al parcheggio di Sasso.
Da non dimenticare: gli Schlutzkrapfen.
Aperto: dal 25 giugno al 30 settembre circa (tribulaunhuette.com).
8. Rifugio Lavarella Gruppo di Fanes, Alto Adige, Italia, 2.042 metri.
Particolarità: microbirrificio più alto d’Europa.
Salita: due ore, 500 metri di dislivello, difficoltà bassa. Si può fare anche in mountain bike.
Posti letto: cinquanta, in camere e camerata.
Il rifugio Lavarella soddisfa ogni tipo di desiderio, di natura mondana, religiosa o culinaria. Vicino a una sauna a botte dall’aria davvero invitante, c’è la Picia capela, una cappella in cui trovare ristoro spirituale. Finito il raccoglimento, però, è il turno di bisogni molto terreni, da soddisfare grazie alla cucina, alla cantina o magari al microbirrificio. In ogni caso siete in buone mani: il rifugio è gestito da Anna Frenner, che ci è cresciuta ed è una sommelier diplomata. Suo marito Gabór invece è un esperto di birre. Insomma, l’unico problema potrebbe essere alzarsi al mattino per esplorare i dintorni del parco naturale di Fanes-Sennes-Braies.
Escursioni Dal rifugio Pederü si può fare una piacevole camminata – o magari una pedalata in mountain bike – lungo un ampio sentiero che porta al Lavarella. E chi, nonostante la sauna, la birra e il lago alpino, per trovare la pace spirituale dovesse ancora averne bisogno – e soprattutto esserne ancora in grado – può andare a camminare o arrampicare su una delle cime circostanti, per esempio il Sasso delle nove, dove negli anni sessanta Reinhold Messner aprì alcune vie insieme al fratello Günther.
Da non dimenticare: arrivare affamati e assetati.
Aperto: dall’11 giugno al 16 ottobre (lavarella.it).
9. Rifugio Bolzano Dolomiti, Alto Adige, Italia, 2.457 metri.
Particolarità: vista eccezionale.
Salita: tre ore, 800 metri di dislivello, difficoltà variabile (da bassa a medio-alta).
Posti letto: cento, tra camere singole e a più letti, fino a un massimo di otto.
Composto da una serie di edifici in pietra simili a una fortezza, il rifugio si trova sull’ampio altopiano dello Sciliar. Insieme alle tre cime di Lavaredo, lo Sciliar, con le sue due punte, Santner ed Euringer, è una delle montagne simbolo dell’Alto Adige. Da qui lo sguardo può raggiungere gli altri grandi classici delle Dolomiti: Catinaccio, Sassolungo e il gruppo delle Odle. Il rifugio Bolzano ha una sala da pranzo grande come una piazza d’armi e diverse piccole stube, le tipiche sale da pranzo con le pareti rivestite in legno. Dal 1999 lo gestiscono Silvia e Harald Gasser. Della cucina si occupa lui, che usa solo prodotti freschi: non mancano mai i piatti tipici come i canederli, il gulasch o la merenda altoatesina (tagliere di salumi e formaggi). All’esterno ci sono uno spazio per mangiare e un chiosco, quindi il servizio è piuttosto rapido anche in caso di grande affluenza. Dopo la pandemia, le camerate sono state suddivise in unità più piccole.
Escursioni Lo Sciliar non è raggiungibile in auto ma solo percorrendo un sentiero. Ce ne sono cinque, di diversa lunghezza e di vari livelli di difficoltà: da quello dei camosci a quello dei tronchi. Il più facile è il sentiero dei turisti, che parte da Compaccio sull’Alpe di Siusi, raggiungibile in cabinovia. Da Compaccio si comincia con una piacevole camminata di un’ora nell’alpe più estesa d’Europa, costellata da malghe segnate dalle intemperie e con scorci sul Sassolungo e sul Sassopiatto. Poi il sentiero diventa più ripido, anche se resta piuttosto facile, fino all’altopiano. Dal rifugio Bolzano si può salire ancora: in venti minuti si raggiunge il monte Pez, la cima più alta dello Sciliar. Altrettanto bello è percorrere i prati fino alla Burgstallkante, dove lo Sciliar precipita in modo spettacolare in una parete di roccia molto amata dagli arrampicatori, proprio di fronte alle punte Santner ed Euringer.
Da non dimenticare: la sagra dello Sciliar.
Aperto: dal 4 giugno al 15 ottobre circa (schlernhaus.it).
10. Rifugio Stafelalp Alpi del Plessur, Svizzera, 1.894 metri.
Particolarità: paradiso della mountain bike.
Salita: un’ora e quindici minuti, 400 metri di dislivello, difficoltà bassa.
Posti letto: una camera doppia, una singola, due camerate da sei posti.
Una casa walser (la tipica abitazione rurale di legno) di 250 anni fa, con una stube e una splendida terrazza. Le camere e camerate sono spartane e non riscaldate. I gestori Maik e Cati, simpaticissimi neofiti, preparano il rösti di patate e il Burenwurst (un tipo di salsiccia) sulla stufa a legna, accompagnandoli con un’ottima birra di Monstein, il birrificio locale. Il rifugio Stafelalp è un pittoresco complesso di malghe, in una delle quali l’artista espressionista Ernst Ludwig Kirchner trascorse alcune estati a dipingere. La vista spazia dalla valle di Davos fino allo Rinerhorn e allo Jakobshorn.
Escursioni Diversi sentieri conducono allo Stafelalp. La salita da Davos-Frauenkirch dura un’ora, ma è molto più bello il sentiero che parte dalla Schatzalp e fa parte del Walserweg: due ore e mezza di camminata lungo il pendio e sulla linea dei 1.900 metri. Tutti i sentieri possono essere percorsi anche in bicicletta: tra ciclisti ed escursionisti c’è grande tolleranza. In mountain bike l’escursione più bella parte dalla stazione a monte di Parsenn, attraversa il passo Strela e arriva al rifugio Chörbschhorn; da lì si torna al rifugio Stafelalp percorrendo in discesa i seicento metri di dislivello.
Da non dimenticare: la pompa per la bici e una buona scorta di franchi svizzeri.
Aperto: tutto l’anno (berghaus-stafelalp.ch).
11. Monte Rosa Hütte Alpi Pennine, Svizzera, 2.883 metri.
Particolarità: la “stazione spaziale” alpina per eccellenza.
Salita: quattro ore, 150 metri di dislivello, escursione in alta quota.
Posti letto: 120, in camere a più letti.
Al nuovo rifugio Monte Rosa non si va per mangiare torte, nuotare nei laghi alpini o guardare i fiorellini. Ma per fare alpinismo serio, o magari semplicemente per visitare l’archetipo di quegli affascinanti edifici funzionali e prismatici che ormai in alta quota si vedono spesso: ci sono, per esempio, il rifugio Seethaler sul Dachstein o lo Schwarzensteinhütte nelle Alpi della Zillertal. Il Politecnico federale di Zurigo ha collaborato alla costruzione dell’edificio tra rocce e ghiacciai, frutto di un prestigioso progetto di ricerca, chiamato anche “stazione spaziale” o “cristallo di rocca”, ed elogiato per la sua quasi totale indipendenza energetica. Costruito poco meno di quindici anni fa, il Monte Rosa Hütte è costato 6,4 milioni di franchi (6,6 milioni di euro). Ma la vista sul Cervino è gratis.
Escursioni Vista l’accelerazione dello scioglimento dei ghiacciai, il percorso per salire al rifugio dalla stazione ferroviaria di Rotenboden (2.815 metri, 114 euro per andata e ritorno da Zermatt) è stato completamente ridisegnato. Ora si chiama “sentiero panoramico” e come quello di prima passa per il ghiacciaio del Gorner, motivo per cui bisogna munirsi di ramponi. Tutt’intorno al rifugio sorgono, come da nessun’altra parte nelle Alpi, vette sui quattromila metri, tra cui la punta Dufour, la più alta di tutta la Svizzera. Per questo servono esperienza, attrezzature adatte e, nel caso, anche una guida alpina.
Da non dimenticare: attrezzatura per alpinismo.
Aperto: dal 22 giugno al 17 settembre circa (monterosahuette.ch). ◆ sk
Gli autori di questo articolo sono Hans Gasser, Dominik Prantl, Irene Helmes, Jonas Jetzig e Stefanie Preuin.
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Questo articolo è uscito sul numero 1474 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati