La crisi dell’acqua in corso a Jackson, in Mississippi, è cominciata decenni fa. È il punto di arrivo del processo di deterioramento delle infrastrutture, del razzismo sistemico e di condizioni climatiche sempre più estreme. Ed è un promemoria dei problemi che gli Stati Uniti dovranno affrontare in futuro, quando il cambiamento del clima renderà sempre più difficile per le autorità erogare servizi essenziali ai cittadini.
L’aumento della temperatura del pianeta, di circa 1,2 gradi rispetto all’era preindustriale, fa sì che piova in modo più intenso; di conseguenza cresce la possibilità che sistemi idrici già fragili vadano in tilt. A essere colpite sono soprattutto le comunità più povere. È quello che sta succedendo a Jackson, dove l’82 per cento della popolazione è composta da afroamericani e un quarto vive in condizioni d’indigenza.
Dopo che le piogge intense hanno fatto esondare il fiume Pearl, il principale impianto per la gestione delle acque di Jackson, da tempo in difficoltà, si è bloccato del tutto. In realtà è caduta meno acqua di quando si prevedesse, ma l’interruzione della fornitura ha lasciato migliaia di persone senza acqua potabile per giorni.
Il 29 agosto il sindaco Chokwe Antar Lumumba ha dichiarato lo stato d’emergenza, e il giorno dopo Tate Reeves, il governatore del Mississippi, ha chiesto l’intervento della guardia nazionale per distribuire bottiglie d’acqua alla popolazione. “Jackson è diventata il simbolo dell’ingiustizia ambientale e climatica”, dice Katherine Egland, dirigente della National association for the advancement of colored people. “La stessa situazione si ritrova in tutto il paese”. I sistemi idrici statunitensi sono stati costruiti per un clima che non esiste più, sostiene Jesse Keenan, professore all’università Tulane di New Orleans ed esperto dell’impatto del cambiamento climatico sulle città. Mantenere queste infrastrutture è sempre più costoso, soprattutto se sono già deteriorate. Secondo Keenan, servirebbero molti più investimenti dei 550 miliardi stanziati con la legge sulle infrastrutture voluta da Joe Biden e approvata dal congresso nel 2021.
I soldi non bastano
Nel febbraio 2021 una violenta tempesta ha colpito duramente gli impianti idrici. In quaranta contee le autorità hanno invitato la popolazione a bollire l’acqua prima di usarla. A Jackson l’indicazione è rimasta valida fino al 17 marzo, quando la tempesta era già passata da un mese. I leader dell’amministrazione comunale (democratici) hanno chiesto un finanziamento di 47 milioni di dollari per risolvere il problema, ma i parlamentari statali (in gran parte bianchi e repubblicani) hanno concesso solo tre milioni.
Le radici della crisi di Jackson vanno cercate nel processo di desegregazione cominciato negli anni cinquanta, quando molti bianchi se ne andarono dalla città. Così la popolazione bianca di Jackson è passata dal 52 per cento nel 1980 al 16 per cento di oggi. “Le persone rimaste avevano redditi bassi”, spiega l’economista Dominika Parry, quindi la base imponibile della città è diminuita. Mentre la condizione degli impianti continuava a peggiorare, l’amministrazione ha avuto sempre meno soldi a disposizione per ripararli.
Nel dicembre 2021 l’Agenzia per la protezione ambientale ha annunciato un finanziamento di quasi 75 milioni di dollari per i progetti idrici in Mississippi. I fondi fanno parte dei 429 milioni di dollari che lo stato dovrebbe ricevere nei prossimi cinque anni grazie alla legge sulle infrastrutture. Ma anche se tutte le risorse disponibili fossero dedicate a risolvere il problema di Jackson, potrebbero non bastare. Il sindaco Lumumba spiega che riparare il sistema idrico costerebbe un miliardo di dollari.
Senza un intervento federale o statale, per le amministrazioni comunali l’unico modo per fare le riparazioni necessarie sarà quello di aumentare il costo del servizio per gli utenti, spiega Keenan. Questo potrebbe significare un incremento delle bollette dell’acqua per milioni di americani, in un momento in cui una famiglia su sei già non riesce a pagare le bollette. ◆ as
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Questo articolo è uscito sul numero 1477 di Internazionale, a pagina 32. Compra questo numero | Abbonati