“Il 2 settembre decine di migliaia di persone si sono riunite a plaza de Mayo, a Buenos Aires, per esprimere solidarietà alla vicepresidente Cristina Fernández de Kirchner, sostenere la democrazia e condannare qualsiasi forma di violenza e di odio”, scrive Infobae. Il presidente peronista Alberto Fernández aveva dichiarato la giornata festa nazionale per permettere agli argentini e alle argentine di dare una dimostrazione di unità nazionale dopo il fallito attentato del giorno prima alla vicepresidente, che ha guidato il paese per due mandati consecutivi dal 2007 al 2015 ed è ancora una figura centrale e discussa nella politica argentina. Il 1 settembre, mentre Cristina Fernández salutava i sostenitori riuniti intorno alla sua abitazione nel quartiere di Recoleta, un uomo le si era avvicinato puntandole una pistola alla testa. Ma il proiettile non è partito. A quel punto nei video raccolti e resi pubblici si sente qualcuno che grida “attenzione”, mentre la vicepresidente continua a camminare apparentemente tranquilla tra la folla. Come riporta il quotidiano La Nación, secondo l’avvocato Gregorio Dalbón, Fernández non si è neanche resa conto di quello che stava succedendo, ma ha capito la gravità dei fatti solo dopo, guardando le immagini trasmesse in tv. L’autore del fallito attentato è Fernando André Sabag Montiel, un uomo di nazionalità brasiliana che vive in Argentina dal 1993 e ha precedenti penali. Le autorità lo hanno arrestato e hanno aperto un’indagine per far luce sui fatti e capire se abbia agito da solo. L’attentato è arrivato in un momento politico molto delicato. Il 22 agosto un giudice ha chiesto dodici anni di carcere per Cristina Fernández, con l’accusa di corruzione e associazione a delinquere. Anche l’economia è in crisi: a luglio l’inflazione ha raggiunto il 71 per cento e il peso argentino è sempre più svalutato. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1477 di Internazionale, a pagina 33. Compra questo numero | Abbonati